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La polemica sulla mancata costituzione del Comune di Milano al processo Cpr

Il consiglio comunale di Milano si divide sulla decisione di non costituirsi parte civile nel processo contro gli ex gestori del Cpr.

Immagine che rappresenta la polemica sul Comune di Milano e il processo Cpr
Scopri la controversia sulla mancata costituzione del Comune di Milano al processo Cpr.

Un processo controverso

La questione della mancata costituzione in parte civile del Comune di Milano al processo contro gli ex gestori del Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di via Corelli ha sollevato un acceso dibattito nell’aula del consiglio comunale. Questo processo, che coinvolge la società La Martinina, è emerso a seguito di un’inchiesta che ha rivelato le condizioni igienico-sanitarie inaccettabili in cui vivevano le persone ospitate nella struttura. La decisione di non costituirsi parte civile ha suscitato forti critiche da parte di diversi consiglieri, che hanno sottolineato l’importanza di tutelare i diritti umani e di assumere una posizione chiara su questioni così delicate.

Le ragioni della giunta comunale

Fonti comunali hanno giustificato la mancata costituzione affermando che il Comune non avrebbe subito un “danno diretto” dall’ex gestore. Tuttavia, questa spiegazione non ha convinto molti membri del consiglio, tra cui Alessandro Giungi del Partito Democratico, che ha espresso il suo disappunto durante le discussioni. Giungi ha sottolineato che, nonostante l’assenza di un danno diretto, ci sarebbero state opportunità per costituirsi per danno morale o d’immagine. La sua posizione è stata condivisa anche da altri consiglieri, che hanno evidenziato come associazioni senza danni diretti siano state ammesse nel processo.

Le voci della maggioranza

Alcuni membri della maggioranza, come Carlo Monguzzi dei Verdi, hanno espresso preoccupazione per la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni. Monguzzi ha messo in discussione la legittimità della decisione di non costituirsi parte civile, chiedendosi se associazioni come l’Arci nazionale avessero più diritti rispetto al Comune stesso. La situazione ha portato a una riflessione più ampia sulla responsabilità del governo locale nel garantire i diritti dei cittadini, in particolare quelli più vulnerabili. Altri consiglieri, come Daniele Nahum di Azione, hanno descritto il Cpr come un luogo che calpesta i diritti umani, sottolineando l’importanza di un atto politico forte da parte dell’amministrazione.

Richiesta di maggiore trasparenza

La questione ha sollevato anche interrogativi sulla trasparenza delle decisioni della giunta comunale. Gianmaria Radice di Italia Viva ha chiesto chiarimenti sulla reale capacità del consiglio di influenzare le scelte dell’amministrazione. Ha evidenziato come molte decisioni vengano comunicate solo attraverso i media, senza un adeguato dialogo con i rappresentanti dei cittadini. La richiesta di maggiore comunicazione e rispetto da parte della giunta è stata un tema ricorrente durante le discussioni, con molti consiglieri che hanno chiesto di essere coinvolti in modo più attivo nelle decisioni che riguardano questioni di grande rilevanza sociale.

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