Un'iniziativa del consolato russo scatena polemiche e proteste a Milano.
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Un evento che divide
Il Centro Internazionale di Brera, situato in via Marco Formentini a Milano, è al centro di una vivace polemica in seguito all’annuncio di un evento dedicato alla “cultura e arte russa”, organizzato dal consolato russo. L’incontro, intitolato “Conoscere per la pace”, è previsto per il 13 dicembre e ha già suscitato reazioni contrastanti tra i membri del centro e la comunità locale. La tavola rotonda, che vedrà la partecipazione di figure di spicco come Alina Sorokina e Anna Olkhovaya, è stata definita da alcuni come una forma di propaganda putiniana, sollevando interrogativi sulla libertà di espressione e sul ruolo delle istituzioni culturali.
Le reazioni degli oppositori
Non appena la notizia dell’evento è stata diffusa, diversi dirigenti del Centro Brera, tra cui l’ex assessore Sergio Scalpelli, hanno espresso la loro contrarietà, affermando che l’iniziativa è stata presa senza alcuna consultazione. In una nota, hanno sottolineato che il centro è nato come un simbolo di promozione culturale e politica contro il totalitarismo, e che accogliere un evento del genere sarebbe in contraddizione con i suoi valori fondanti. Hanno quindi chiesto la cancellazione dell’evento, promettendo un presidio di protesta se ciò non avverrà.
La difesa del presidente del centro
Nonostante le polemiche, il presidente del Centro Brera, Stefano Carluccio, ha confermato che l’incontro si terrà come previsto. In un post su Facebook, ha affermato che il centro ha sempre dato voce a tutti e che non si trasformerà in un “Cremlino”. Carluccio ha cercato di minimizzare le preoccupazioni, sostenendo che l’evento è un incontro tra persone e non un forum politico. Tuttavia, le sue dichiarazioni non sono riuscite a placare le critiche, con molti che continuano a vedere l’incontro come un tentativo di legittimare la propaganda russa.
Le implicazioni politiche
La questione ha attirato l’attenzione anche a livello politico, con il consigliere comunale Gianmaria Radice che ha promesso di chiedere una presa di posizione al sindaco Beppe Sala. Radice ha sottolineato che il Centro Brera, essendo un ente comunale, ha la responsabilità di mantenere i valori di democrazia e diritti umani. Ha avvertito che la propaganda russa sta cercando di infiltrarsi in modo subdolo nella cultura milanese, e che è fondamentale mantenere una chiara distinzione tra cultura e politica, specialmente quando si tratta di un regime autoritario.
Un dibattito aperto
Questa controversia ha messo in luce le tensioni esistenti tra libertà di espressione e responsabilità culturale. Mentre alcuni vedono l’evento come un’opportunità per promuovere il dialogo interculturale, altri lo considerano un veicolo per la propaganda di un regime oppressivo. La situazione al Centro Brera è un riflesso delle sfide più ampie che le istituzioni culturali affrontano nel contesto attuale, dove la politica e la cultura sono sempre più intrecciate. La comunità milanese si trova ora di fronte a una scelta: sostenere la libertà di espressione o opporsi a ciò che percepiscono come una legittimazione della propaganda russa.