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Presidio per la legge ‘Liberi subito’: la lotta per il fine vita in Lombardia

Tanti cittadini e politici uniti per chiedere una legge regionale sul suicidio assistito.

Manifestazione per il fine vita in Lombardia
Un momento del presidio per la legge 'Liberi subito' in Lombardia.

Un presidio per il diritto al fine vita

Oggi, 13 novembre, la piazza Città di Lombardia ha visto una partecipazione massiccia di cittadini e politici in un presidio organizzato dall’Associazione Luca Coscioni. L’evento è stato dedicato alla legge regionale ‘Liberi subito’, una proposta che mira a garantire diritti fondamentali per le persone in fase terminale. La mobilitazione ha riunito decine di persone, tutte unite dalla volontà di vedere riconosciuto il diritto al suicidio assistito, un tema di grande attualità e rilevanza sociale.

Il sostegno politico alla proposta

Tra i partecipanti, spiccava la presenza di Marco Cappato, uno dei promotori della legge, che ha sottolineato l’importanza di una risposta tempestiva da parte del Consiglio regionale. La proposta, sostenuta da oltre 8.000 firme e da un parere favorevole di più di 50 giuristi, chiede di garantire l’erogazione di servizi sanitari in linea con la sentenza ‘Cappato/Dj Fabo’ della Corte Costituzionale. Questo pronunciamento ha aperto la strada a un dibattito cruciale sulla regolamentazione del fine vita, un tema che tocca profondamente la dignità umana.

Le sfide legislative e le responsabilità istituzionali

Il Consiglio regionale si riunirà il 19 novembre per discutere la proposta, ma già si preannunciano tensioni politiche. La maggioranza sembra intenzionata a sollevare questioni di competenza, cercando di spostare il dibattito su un piano nazionale piuttosto che regionale. Nicola Di Marco, capogruppo M5s Lombardia, ha esortato i consiglieri a superare le pressioni politiche e a prendere decisioni in base alle esigenze dei cittadini. “Il Consiglio ha il dovere di normare ciò che sta già accadendo”, ha affermato, evidenziando la necessità di un protocollo regionale che tuteli sia i pazienti che il personale medico.

Le voci della protesta

Le dichiarazioni di Cappato e di altri esponenti politici hanno messo in luce la frustrazione nei confronti di una classe dirigente che, secondo loro, sta cercando di evitare responsabilità. “La Lombardia ha il diritto e il dovere di stabilire procedure sanitarie adeguate”, ha ribadito Cappato, sottolineando che la legge ‘Liberi subito’ rappresenta un passo fondamentale per garantire diritti ai malati. Anche Massimo Rossi, giurista e difensore di Cappato, ha espresso il suo dissenso rispetto all’idea che la Regione non abbia competenza in materia, affermando che la regolamentazione del suicidio assistito rientra nelle prerogative regionali.

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