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Strage di Piazza Fontana: Beppe Sala commemora l’anarchico Pinelli

A nome di Milano, il sindaco Beppe Sala ha voluto chiedere scusa alla famiglia di Giuseppe Pinelli a cinquant'anni dalla Strage di Piazza Fontana.

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Alla vigilia del cinquantesimo anniversario della Strage di Piazza Fontana il sindaco di Milano Beppe Sala ha voluto ricordare la vittima più celebre di quei giorni oscuri: il ferroviere Giuseppe Pinelli. Pinelli morì misteriosamente (secondo molti ucciso) precipitando dal quarto piano della questura di Milano il 15 dicembre del 1969, mentre veniva interrogato in merito ad un suo possibile coinvolgimento nella strage. Pinelli era infatti uno degli animatori del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa di viale Monza e inizialmente gli inquirenti puntarono i loro sospetti proprio sulla pista anarchica, poi rivelatasi infondata. Il sindaco ha inoltre chiesto scusa alla famiglia Pinelli a nome del comune di Milano, invitando a non dimenticare quanto accaduto.

Strage di Piazza Fontana: le scuse di Sala


A Giuseppe Pinelli il comune di Milano ha intitolato un albero ed un cippo con targa in piazzale Segesta, menzionati dal primo cittadino in un messaggio che ha voluto condividere sui social: “L’albero che abbiamo piantumato, la targa e la mia presenza oggi sono per chiedere scusa e perdono alla famiglia Pinelli a nome di tutta la città. Milano non deve dimenticare”.


In seguito Sala ha parlato della morte di Giuseppe Pinelli come di un’ingiustizia di difficile codificazione, sottolineando tuttavia come Pinelli si sia sempre contraddistinto come cittadino impegnato nel sociale e nella collettività; incarnando in questo senso il vero spirito di Milano e della milanesità: “Rispetto a questa vicenda ognuno ha dentro di sè sentimenti complessi, guidati da una grande certezza: Pinelli era un cittadino impegnato, un perfetto milanese”.

In memoria di Pinelli esistono da molti anni inoltre due targhe in Piazza Fontana: una voluta dagli anarchici milanesi poco dopo la strage e un’altra apposta dall’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini nel marzo del 2006.

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