Dopo la condanna al sindaco Beppe Sala per la Piastra di Expo, la Procura fa ricorso: "Troppo mite, anche trasparenza è valore sociale“.
Dopo la condanna a sei mesi convertiti in multa per falso a Giuseppe Sala per il caso Expo, ora la Procura generale ha depositato un ricorso contro l’attenuante decisa allora dai giudici di primo grado che avevano riconosciuto al sindaco di aver agito per ragioni di particolare “valore morale o sociale”.
Condanna di Sala per Expo: il ricorso
“Non può ritenersi che la soluzione adottata, di eliminare le incompatibilità con atti pubblici retrodatati [dei due componenti della commissione della gara della Piastra, ndr] fosse supportata da una incondizionata approvazione della società, in considerazione della conclamata lesione del bene giuridico della fede pubblica e della trasparenza dell’attività amministrativa, anch’esso socialmente approvato”, si legge nell’atto d’appello depositato dalla procura generale.
Il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo ritiene che il fatto di aver agito con l’unico fine di evitare ulteriori ritardi nell’organizzazione dell’evento non rappresenta un “motivo di particolare valore morale e sociale, perché non tutta la collettività lo considera prevalente sul bene giuridico della fede pubblica e della trasparenza dell’azione amministrativa”.
La decisione della magistratura arriva a una ventina di giorni dalla prescrizione del reato. Proprio per questo la Procura ha voluto impugnare in toto la sentenza di primo grado: dall’assoluzione dell’ex manager di Expo Angelo Paris, co-imputato di Sala per falso, a quella dell’ex direttore generale di Ilspa Antonio Giulio Rognoni, accusato di turbativa d’asta in quanto “accertate plurime condotte dirette ad alterare” il “regolare svolgimento” della gara per la Piastra. Il Tribunale ha “erroneamente ritenuto” la loro “irrilevanza penale”.