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Letizia Moratti presenta il bilancio dei suoi tre anni di mandato, ma per il 2011 è già partito il toto-sindaco

Un discorso lungo quasi un'ora per provare a progettare il futuro della metropoli e per stilare il bilancio dei suoi primi tre anni da sindaco di Milano. Letizia Moratti si è presentata oggi, dopo un'assenza lunga quasi 200 giorni, e per la terza volta dall'inizio dell'anno, in consiglio comunale. Lo ha fatto per disegnare una città "più verde", "più sicura", "più internazionale" e dove le donne dovranno recitare un ruolo da protagoniste.

Con lei il vice-sindaco Riccardo De Corato e l'assessore, nonché fedele braccio destro del sindaco, Carlo Masseroli.

Tra le parti più significative del discorso del primo cittadino non poteva che esserci quella dedicata ad Expo 2015, un evento di cui il sindaco ha detto di "sentirsi un po' la mamma", e per il quale ha promesso di profondere il suo impegno a partire da quattro punti cardine: riduzione del traffico, miglioramento della mobilità, aumento delle aree verdi, e valorizzazione delle eccellenze.

L'ispirazione del cambiamento dev'essere la figura di Sant'Ambrogio "che ci rappresenta nel gonfalone della città – dice la Moratti – straniero e cittadino di Milano, uomo santo e di Stato, uomo delle regole e dell'accoglienza".

Il sindaco non scende tuttavia nel merito delle questioni; preferisce delineare uno scenario difficile, forse impossibile, sul quale incombe la scure del governo, già pronto a sottrarre alle case comunali 380 milioni di euro, nel nome del rispetto del Patto di Stabilità. Alla faccia di quella riforma federale che, sempre secondo la Moratti, dovrebbe far grande Milano.

E l'opposizione non sta a guardare. A margine dell'intervento della Moratti, il capogruppo del PD Pierfrancesco Majorino va all'attacco, elencando uno per uno tutti gli sprechi della giunta di centrodestra. Si parte con le case popolari (18 milioni di euro bruciati per via del crack Zincar), si prosegue con i "derivati" (100 milioni persi in fondi senza nessun valore), si passa ai costi per il Teatro degli Arcimboldi (altri 10 milioni), e si conclude con i 170 milioni di euro mancanti per terminare opere pubbliche rimaste incompiute, cantieri e progetti. La critica di Majorino si sposta poi su Ecopass.

"Quello che per lei era un oggettivo fiore all'occhiello – incalza Majorino – rappresenta il suo fallimento più evidente. Nel suo programma in uno dei suoi 'cento progetti' di cui lei si è sbarazzata presto, si faceva riferimento alle necessità di avere 230.000 auto in meno a Milano. Oggi non è accaduto nulla di tutto ciò, perché le misure in campo sono state pasticciate, e semmai si registrano 73 arrivi giornalieri al pronto soccorso riferibili ai danni prodotti dall'inquinamento."

Questioni alle quali il sindaco dovrà dare delle risposte chiare, se non vorrà cedere la fascia tricolore a fine mandato.

Sono infatti almeno tre i successori papabili alla poltrona di primo cittadino di cui si parla all'interno del Pdl. Il Giorno si è divertito con il "Toto-sindaco" indicando tre nomi in particolare: il vicepresidente della camera Maurizio Lupi, berlusconiano e con un passato recente da assessore, proprio al fianco della Moratti; l'ex sindaco Gabriele Albertini e il vice-sindaco Riccardo De Corato.

Non è da escludere infine, aggiungiamo noi, la strada che porterebbe all'assessore per le Sviluppo delle aree urbane Carlo Masseroli. Meno percorribile la via leghista, che vedrebbe Matteo Salvini come candidato numero uno: troppo tesi i rapporti che intercorrono tra Lega Nord e Pdl in questo periodo.

E' probabile che l'esito delle regionali del 2010 ci dia qualche indizio in più, ma la certezza è una sola. Il candidato non verrà scelto dagli iscritti, ma indicato direttamente da Silvio Berlusconi.

Finora è sempre andata così, alla faccia delle primarie e della partecipazione democratica.

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