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Il "marasma" dell'Expo 2015 tra i dubbi di Lucio Stanca e il Master Program da rifare

Devo dire che ultimamente per parlare di Expo servirebbe un buon cachet "a scopo preventivo" per evitare solo un grosso mal di testa: un bel respirone e via, un tuffo in questo marasma di conferme, smentite e soprattutto scadenze.

Affaritaliani paragona l'affaire al verso di una poesia di Dino Campana ("Fare e disfare, è tutto un lavorare"), a un paio di canzoni di Vasco ("Ormai è tardi" e "C'è chi dice no") e persino a un film ("Déjà-vu- Corsa Contro il tempo"). A me sembra invece una eterna partita a Takeshi's Castle (scegliete voi se i rulli, il percorso a ostacoli o le pietre galleggianti).

Intanto Repubblica cerca di fare un po' il punto partendo dal "Master program Expo 2015": 11 pagine stilate nel giugno 2008 con una tabella di marcia ai limite dell'umana capacità per arrivare al 2015. 77 i mesi necessari per progettare e costruire

– padiglioni a Rho-Pero
– nuove strade
– metrò (prolungamento del metrò 1 a Monza e cantieri per la nuova linea 4 spostati al febbraio 2010)
– ferrovie (spostate al 2011)

In primis manca la cosa fondamentale: i soldi (2,3 miliardi per nuovi metrò e ferrovie e 1,4 per il tunnel da Rho a Linate).

E ancora prima, una struttura solida della SoGe, che non ha mai iniziato a lavorare. Pensare che doveva anche esserci una festa a un anno dell'assegnazione (ecco un'ottima occasione per dare la colpa di qualcosa all'onnipresente "crisi").

Il sindaco è in missione in Sud America. Ce la immaginiamo già sul volo di ritorno che non riesce a concentrarsi sul film in programma e che pensa solo a una cosa: siamo in ritardo clamoroso. Come se non bastasse il 30 aprile 2010, il termine ultimo per "registrare" l'Expo al Bie, è più vicino di quanto sembra.

Ce la possiamo fare, coraggio invitano i tecnici che hanno lavorato al dossier.

Basta un nuovo "Master program" che è stato già riaggiornato, compresso e accorciato. Sempre che gli "Accordi di programma", la "Valutazione di impatto ambientale" e i "Concorsi internazionali di progettazione" lo permettano. Si dovranno progettare e realizzare le opere in 73 mesi. Se non fosse che la procedura per il "Master program" richiede 346 giorni, ovvero pericolosamente a ridosso del 30 aprile 2010.

Mi sale già l'ansia.

Anche Lucio Stanca, il "salvatore", secondo il Corriere nutre una serie di dubbi che non gli hanno fatto sciogliere completamente la riserva.

Primo dubbio: il ruolo che dovrà ricoprire nella società
Si pensava inizialmente infatti a un doppio ruolo (amministratore delegato e presidente della Soge al momento ricoperto dal presidente uscente di Assolombarda, Diana Bracco). Confindustria e Assolombarda difendono la Bracco a spada tratta e quindi Stanca dovrebbe fare solo l'ad e il vicepresidente. Ma se la Bracco si sposterà come presidente di Fiera spa Stanca potrebbe occupare la sua poltrona. Ma al momento i giochi sulla Fiera sono molto complicati.

Secondo dubbio: i poteri da affidare all'amministratore delegato
Stanca vuole delle deleghe che gli permettano una gestione piena della società, senza dover convocare il cda ogni volta che si debba prendere una decisione. Ma gli altri soci non ci pensano nemmeno lontanamente.

Terzo dubbio: la natura della società che gestirà Expo
Se è una società partecipata dagli enti locali si applicano le retribuzioni previste per legge, mentre se è una società a partecipazione statale lo stipendio viene equiparato a quella del primo presidente del Consiglio di Stato.

E ovviamente il gioco deve valere la candela. Economicamente parlando.

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