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Expo 2015 a Milano, tutto tace: quanti interessi. Una storia tutta italiana

Non è una questione politica, o forse lo è ma non vorrei parlarne in questo momento. Berlusconi, Moratti, Tremonti, Glisenti, Penati, Formigoni. Facciamo un gran calderone e mettiamolo tutti assieme, ignudi, spogliati dalla loro appartenenza politica ma non dalla carica che ricoprono.

Mescoliamoli ben bene e vediamo cosa ne vien fuori: un concentrato di Expo ben organizzato? Un concentrato di opportunità per Milano e per l'intero nord in vista del 2015? No. Al momento riusciamo solo ad ottenere un brodo tiepido – di dado oltretutto, certamente non di carne cucinata secondo la ricetta della nonna – fatto di interessi che non riescono a finire in un piatto comune. Sembra una delle tante storie all'italiana, e infatti lo è.

Siamo al 15 di ottobre e tutto tace. Il decreto per l'expo non è ancora arrivato, siamo fermi a sette mesi fa. Tutti più felici, certo, eccitati dalla notizia della Milano ombelico del mondo, ma non sappiamo che farcene di questo brodo di giuggiole alla milanese.

Troppi interessi stanno infangando la governance dell'expo. C'è chi tenta di sistemare gli amici più cari, chi ha paura di essere messo da parte, chi pensa a come ottenere la fetta di torta pià grande, chi se ne sbatte a priori, chi vuole levare potere a Milano, chi vuol fare ingozzare Roma, chi odia quello e vorrebbe mettere al suo posto quell'altro, chi è troppo impegnato per pensare all'esposizione universale e chi si è dimenticato dell'esposizione universale perchè tanto a breve si dedicherà ad altro.

Una storia all'italiana, appunto.

Quando ci sono in ballo tanti, troppi soldi, cambiano le prospettive degli interessi: il bene comune diventa un accessorio di quello personale, o istituzionale; dipende dai casi. Finchè non si trova un accordo sulla "aspettativa primaria" non si parte. E mettersi d'accordo tra parenti che si litigano un'eredità – dai, rende bene l'idea – non è cosa semplice.

Noi siamo qui in attesa. Voi, come vedo dal sondaggio sull'expo in home, siete abbastanza preoccupati. Abbiate fede, per il 2015 sarà tutto pronto, ne sono sicuro.

Dei dubbi però rimangono: sarà una corsa al photo finish che ci farà arrivare all'inaugurazione con l'acqua alla gola (e i lavori frettolosi sapete bene come vanno a finire)? Si dovrà rinunciare ad alcuni dei progetti più importanti per mancanza di tempo? 
Ma soprattutto, finiti gli interessi legati all'expo, dopo il 2015, cosa resterà di questa grande "rinascita di Milano"? Sì, avete ragione, rimandiamo 'sta bendetta domanda a tempi futuri. Con il sorriso sulle labbra.

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