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Coronavirus, Beppe Sala contro allarmismi: “Riaprire voli con la Cina”

Durante la sua visita in via Sarpi, per combattere l'allarmismo sul coronavirus, il sindaco Beppe Sala ha auspicato la ripresa dei voli per la Cina.

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Nel pieno della psicosi da coronavirus, il sindaco di Milano Beppe Sala ha voluto dissipare gli allarmismi partecipando ad un incontro pubblico nella popolare chinatown di via Paolo Sarpi nella giornata dell’8 febbraio. Il primo cittadino ha inoltre auspicato che possano riprendere al più presto i voli aerei da e per la Cina, nel nome del sentimento di multiculturalismo e globalizzazione che caratterizza la città di Milano e difendendo i cittadini di origine cinese che in questi giorni stanno subendo critiche e aggressioni razziste.

Coronavirus: Beppe Sala su riapertura voli

Durante una colazione un via Paolo Sarpi, accompagnato dal console cinese in Italia Xuefeng Song, Beppe Sala ha espresso la sua opinione sulla ripresa dei voli per Pechino augurandosi che possa avvenire prima della fine di aprile: “Capisco la decisione del governo italiano di chiudere i voli da e per la Cina, ma mi auguro che si possa riaprire prima del previsto, che adesso corrisponde alla fine aprile. Non ho conoscenze per capire quanto la situazione sia grave, il mio è un auspicio. La misura, d’altro canto, è stata presa perché il problema c’è. Il nostro contributo è di umanità e di pensiero, ed è il motivo per cui ho deciso di fare questa colazione qui”.

Sala ha poi spiegato che la decisione di recarsi in via Paolo Sarpi vuole essere un gesto di solidarietà nei confronti di una comunità che si è sempre mostrata integrata all’interno del tessuto sociale milanese: “Del quartiere potrei dire molte cose, ma ne scelgo una: quando chiamai la comunità cinese per la tragedia di Amatrice è venuta subito da me con un assegno da 80mila euro. Sentirsi parte di una città vuol dire essere così”.

Il sindaco ha poi commentato la richiesta dei governatori leghisti di Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia di tenere in quarantena di alunni di ritorno dalla Cina, nel timore che possano veicolare il coronavirus tra gli studenti delle scuole: “A mio giudizio si tratta di una richiesta eccessiva”.

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