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Un nuovo data center a Bollate: opportunità o minaccia ambientale?

Un'area verde minacciata da un nuovo data center: la battaglia di Legambiente per la salvaguardia del territorio di Bollate.

La corsa allo sviluppo tecnologico non può avvenire a scapito del patrimonio naturale. La recente decisione della Città di Bollate di autorizzare la costruzione di un nuovo data center in un’area boschiva ha sollevato polemiche e preoccupazioni. Legambiente Lombardia ha depositato un ricorso al TAR, avviando una battaglia per difendere un’area verde che, fino ad ora, è rimasta miracolosamente intatta. Perché è stata presa questa decisione e quali sono le reali conseguenze di un tale intervento?

Un progetto controverso in un’area delicata

Il progetto prevede la costruzione di un data center su un’area di quasi dodici ettari, un terreno che per decenni è stato destinato a uso produttivo, ma che non ha mai visto realizzazioni concrete. Legambiente si oppone fermamente a questa decisione, sostenendo che il piano urbanistico in scadenza non giustifichi un intervento tanto invasivo. L’area si trova in un corridoio ecologico cruciale, collegando il Parco delle Groane e le aree agricole circostanti. Qui, ogni metro quadrato di verde conta e ogni nuova costruzione rappresenta una ferita al tessuto ambientale della zona.

Non si tratta solo di bellezza paesaggistica. Le implicazioni ambientali di un nuovo data center sono enormi. Non si parla solo del cemento che si mangia la terra, ma anche dell’impatto della costruzione di un elettrodotto interrato ad alta tensione, lungo ben sette chilometri, che attraverserebbe il territorio abitato di Bollate. Questa opera è necessaria per alimentare il data center, ma comporterebbe un ulteriore stravolgimento del contesto naturale.

La realtà è meno politically correct

In un’epoca in cui il settore del data-tech cresce a ritmi vertiginosi, sacrificare aree verdi potrebbe sembrare un prezzo da pagare per la modernità. I dati parlano chiaro: Milano è già il maggiore polo italiano per i data center e il Nord Milano ha già visto troppi suoli sacrificati a edifici e infrastrutture. Si pone quindi la questione: fino a che punto si intende spingersi? Legambiente ha lanciato un appello per riutilizzare aree dismesse, piuttosto che costruire su terreni ancora verdi. Tuttavia, chi ascolta queste voci?

La presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto, ha sottolineato come il ricorso non si limiti a questioni procedurali, ma tocchi temi fondamentali sull’applicazione della normativa urbanistica e la salvaguardia del territorio. Il sistema spesso ignora il valore delle aree verdi e della biodiversità, spinto da interessi economici che, a lungo termine, potrebbero rivelarsi disastrosi.

Conclusioni inquietanti e riflessioni necessarie

La questione del data center di Bollate è emblematicamente rappresentativa di una battaglia più ampia tra sviluppo e sostenibilità. È tempo di fare una scelta consapevole: si desidera continuare a sacrificare l’ambiente per un progresso che, in fin dei conti, non sempre porta a benefici tangibili? La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela del territorio, un compito arduo ma non impossibile.

Chi avrà il coraggio di opporsi al cemento e difendere il verde? La battaglia di Legambiente è un invito a riflettere su cosa si lascia alle generazioni future. Non si può permettere che, in nome dello sviluppo, si distruggano i pochi spazi naturali rimasti. È tempo di pensare criticamente e agire di conseguenza.

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