La crisi dell'industria automobilistica europea è reale e incombente: ecco cosa sta succedendo.

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L’industria automobilistica europea si trova su un crinale pericoloso. A lanciare l’allerta è stato Guido Guidesi, assessore lombardo allo Sviluppo economico e presidente dell’Automotive Regions Alliance (ARA). Durante l’assemblea annuale tenutasi a Monaco di Baviera, Guidesi ha evidenziato come la situazione attuale non possa più essere ignorata. Con 40 regioni europee che rappresentano il 40% del PIL dell’Unione, l’alleanza non è certo da sottovalutare, eppure è stata esclusa da incontri cruciali con la Commissione europea. Questo dovrebbe far riflettere: perché le voci più rappresentative del settore vengono silenziate?
Uno scenario allarmante per l’occupazione
Si stanno discutendo 13 milioni di posti di lavoro in Europa, tra occupazione diretta e indiretta nel settore automotive. La questione non è solo economica, ma anche sociale: l’industria rischia di essere sacrificata su questioni ideologiche. Guidesi ha avvertito che adottare un approccio esclusivamente elettrico porterà a una desertificazione industriale. Chi pagherà il prezzo di queste decisioni scellerate?
In un contesto già sotto pressione, l’esclusione dell’ARA dalla riunione strategica del 12 settembre a Bruxelles è un chiaro segnale dell’indifferenza delle istituzioni europee verso le realtà locali. Guidesi ha sottolineato che le proposte avanzate dall’alleanza non sono state accolte, lasciando un vuoto pericoloso tra decisioni politiche e necessità del settore. Le scelte di oggi influenzeranno il futuro di milioni di lavoratori.
Un’alleanza per la mobilità sostenibile
L’alleanza guidata dalla Lombardia sta cercando di promuovere un’idea di mobilità sostenibile che non distrugga la competitività del settore. Durante l’assemblea, è stato firmato un nuovo manifesto che chiede alla Commissione di considerare carburanti alternativi, come i biocarburanti. Se non ci sarà un cambio di rotta, l’industria potrebbe trovarsi a dover affrontare un monopolio cinese. I numeri parlano chiaro e non possono essere ignorati.
In questo contesto, emerge l’importanza del principio di “neutralità tecnologica”, che deve essere alla base delle scelte politiche. Non si possono permettere ideologie e dogmi prevalere su soluzioni pratiche e sostenibili. L’industria automobilistica non è solo un settore economico, ma un patrimonio culturale e storico da preservare. Le auto storiche, ad esempio, sono simboli di una tradizione che merita rispetto e attenzione.
Conclusioni inquietanti e un appello al pensiero critico
Il messaggio finale di Guidesi è chiaro: “La Commissione decida, tempo non ce n’è più.” La frattura tra istituzioni europee e realtà economiche locali è in crescita e non può essere trascurata. La Commissione deve affrontare una scelta cruciale: continuare su un percorso che potrebbe portare alla morte dell’industria automobilistica europea oppure ascoltare le voci di chi vive e lavora in questo settore.
È fondamentale riflettere su queste questioni. L’industria automobilistica è un pilastro dell’economia europea e ogni decisione deve essere ponderata con attenzione. Il futuro dell’industria automobilistica europea è nelle nostre mani e non si può permettere che venga messo a rischio da scelte affrettate e ideologiche.