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La Lombardia e la crisi dell’automotive: un appello alla neutralità tecnologica

La Lombardia si fa portavoce della crisi dell'industria automotive europea, chiedendo un cambio di rotta verso la neutralità tecnologica.

L’industria automotive europea sta attraversando una crisi profonda, con la Lombardia, che ha investito significativamente in questo settore, in prima linea per richiedere cambiamenti radicali. La Commissione Europea, che si riunirà il 12 settembre, rischia di ignorare gli appelli delle regioni, mentre il settore automotive è sull’orlo di un collasso senza precedenti. L’assessore lombardo Guido Guidesi afferma: “O si interviene o si assisterà al più grande suicidio della storia industriale”. Ma cosa c’è realmente dietro a questa crisi?

Una situazione allarmante: numeri e statistiche

La realtà è meno politically correct di quanto si voglia ammettere. Sono a rischio circa 13 milioni di posti di lavoro in tutta Europa, di cui 300mila solo in Lombardia. La maggior parte delle aziende della filiera automotive si trova in pericolo, con il 70% che versa in una situazione critica. Mentre i grandi costruttori si lamentano, è la rete di fornitori e componentistica a rischiare di essere spazzata via. Guidesi sottolinea una verità scomoda: “Non tutte le aziende possono convertirsi a fare componentistica dell’elettrico, perché non c’è quel tipo di componentistica”. Il mondo dell’automotive si sta restringendo, mentre la Commissione si ostina a puntare tutto sull’elettrico.

Il mercato ha già dato segnali chiari: l’Europa è a un quarto della capacità produttiva espressa dall’industria automotive. Questo dato dovrebbe far scattare un campanello d’allarme. Se non si cambia rotta, è il futuro dell’industria europea a essere in gioco. In questo scenario, la Cina ha già messo le mani sulla produzione di batterie e componenti elettronici, ottenendo un netto vantaggio.

La proposta di neutralità tecnologica

La strategia della Commissione Europea ha mostrato evidenti segni di fallimento. Guidesi e l’alleanza delle regioni fanno un appello chiaro: è tempo di discutere di neutralità tecnologica. L’idea è semplice: perché puntare su un’unica strada, quando esistono molteplici tecnologie in grado di raggiungere gli stessi obiettivi ambientali? Biocarburanti, trazione ibrida e altre soluzioni innovative devono essere parte del dibattito. Questa visione potrebbe non solo salvare posti di lavoro, ma anche garantire un futuro sostenibile.

I biocarburanti, ad esempio, hanno origini lombarde e potrebbero rappresentare una via d’uscita dalla crisi. “La loro evoluzione potrebbe consentirci anche di salvare il motore endotermico e di preservare una serie di posti di lavoro in Europa”, afferma Guidesi. Qui si pone una questione cruciale: chi ha il coraggio di affrontare l’elefante nella stanza, ovvero il fatto che l’approccio attuale potrebbe non essere sufficiente per garantire un futuro all’industria europea?

Conclusioni provocatorie: il futuro dell’automotive europeo

La Lombardia si trova in una posizione privilegiata per guidare una nuova alleanza delle regioni europee, ma il tempo stringe. “Se non sarà così e si prenderà ancora tempo, allora ci si aspetti che il settore e la Lombardia portino la manifestazione a Bruxelles”, avverte Guidesi. Si tratta di un ultimatum chiaro: l’industria automotive ha bisogno di scelte immediate e non di ulteriori tergiversazioni.

La vera domanda riguarda la disponibilità a riconsiderare le scelte per salvaguardare il futuro industriale. La risposta non è semplice, ma è essenziale. La pressione del mercato non lascia spazio a errori. Se si desidera davvero salvare l’automotive, è il momento di agire. La Commissione Europea ha l’opportunità di ascoltare le voci delle regioni e adottare un approccio più flessibile. Se non lo farà, si potrebbe assistere alla distruzione di un’intera industria, un evento inaccettabile.

In ultima analisi, è tempo di pensare criticamente e di mettere in discussione le narrative prevalenti. La Lombardia ha lanciato un chiaro messaggio: è ora di cambiare rotta e abbracciare la diversità tecnologica. Solo così si potrà sperare di navigare le acque tempestose della crisi automotive in Europa.

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