La vita di madre Virginia Beretta, una religiosa che ha attraversato un secolo di storia, è un esempio di dedizione e fede.

Argomenti trattati
La morte di madre Virginia Beretta, che ha raggiunto la straordinaria cifra di cent’anni, segna non solo la conclusione di un’epoca, ma ci offre anche l’occasione di riflettere su cosa significhi realmente vivere una vita di servizio. Ultima sorella di Santa Gianna Beretta Molla, madre Virginia ha lasciato un segno profondo nella comunità di Magenta e oltre, rappresentando un esempio di fede e dedizione che merita di essere celebrato e non dimenticato.
Una vita di fede e missione
Nata il 6 agosto 1925, madre Virginia era l’ultima di tredici figli di Alberto Beretta e Maria De Micheli, una famiglia che ha trasmesso valori di fede e servizio alla comunità. Diciamoci la verità: non è comune trovare famiglie che, nel corso dei decenni, abbiano generato figure così significative per il panorama religioso e sociale. Tra i suoi familiari, spicca il missionario cappuccino padre Alberto, proclamato Servo di Dio, e naturalmente Gianna, canonizzata nel 2004, alla presenza della stessa madre Virginia.
Entrata nell’Ordine delle Figlie della Carità Canossiane negli anni ’40, madre Virginia ha dedicato gran parte della sua vita alla missione. Ha viaggiato in paesi lontani come Australia, Hong Kong e India, spargendo semi di carità e dedizione. Eppure, la vita di una missionaria è spesso segnata da sacrifici. Il richiamo a casa per assistere la sorella malata nel 1962 rappresenta una testimonianza di quanto la famiglia e l’amore fraterno siano stati al centro della sua esistenza.
Riflessioni su una vita esemplare
La realtà è meno politically correct: mentre la società attuale sembra premiare l’individualismo e il successo personale, la vita di madre Virginia ci riporta a un’epoca in cui la comunità e il servizio agli altri erano al primo posto. La sua scomparsa pone una domanda scomoda: stiamo perdendo il senso di comunità in un mondo sempre più frenetico e concentrato su se stesso?
Il funerale di martedì 26 agosto, celebrato nella Chiesa dei Padri Cappuccini di Bergamo, non è stato solo un momento di celebrazione della sua vita, ma anche un’opportunità per riflettere su cosa significhi vivere in modo altruistico. Mentre i presenti piangevano la perdita di una figura tanto amata, la domanda che aleggiava nell’aria era: chi prenderà il posto di queste persone il cui cuore è stato così profondamente dedicato al prossimo?
Un’eredità da custodire
So che non è popolare dirlo, ma la vita di madre Virginia Beretta è una lezione di umiltà e dedizione che non dovrebbe essere dimenticata. Mentre ci allontaniamo da figure come lei, rischiamo di perdere non solo una storia, ma anche un modo di vivere che valorizza la comunità e l’amore verso il prossimo. La sua eredità è un invito a riflettere su come possiamo, ciascuno di noi, contribuire a costruire una società che non dimentica il valore della solidarietà.
In conclusione, la vita di madre Virginia ci invita a un pensiero critico: siete disposti a seguire il suo esempio e a mettere il bene degli altri prima del vostro? La risposta a questa domanda potrebbe determinare il futuro delle nostre comunità e delle nostre vite.