Registrato un aumento del 6,1%: il record dal 1995. Federconsumatori: "La carne aumenterà del 15%"
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Rispetto a marzo 2021 l’inflazione segna un aumento del 6,1%: non accadeva dal dicembre-gennaio del 1995.
Inflazione Milano: gli aumenti dei beni alimentari non risentono della guerra
Milano è sotto il 6,7% di media nazionale. Oltre al caro bollette (+86% sull’elettricità e +87% sul gas) e al caro benzina (+26%), i consumatori meneghini dovranno fare i conti con il rialzo dei prezzi di beni alimentari, abbigliamento, mobili e arredi. Aumenti tra il 3% e il 5% per pane, riso, farine e altri cereali. Secondo Carmelo Benenti, presidente di Federconsumatori Milano, il settore non sta risentendo della guerra in Ucraina, tuttavia, importando questi prodotti dal Canada, avverte la carestia americana dell’anno precedente. “Gli aumenti non sono un effetto del conflitto, ma di speculazioni e della mancata produzione nei due anni di pandemia“, ha dichiarato.
Inflazione Milano: se si pianifica la spesa è possibile contenere i costi
Inoltre, secondo Benenti dal mese di settembre la carne potrebbe registrare aumenti del 15% a causa della forte dipendenza dell’Italia dal mais ucraino. I prodotti di origine suina e bovina rimangono uno dei beni meno toccati dall’inflazione. Tra febbraio e marzo, il loro prezzo al consumo si è ridotto.
Segnalati rialzi su latte (+ 1,3%), pesce (+ 8,3), frutta (+4,5), verdura (+15,9) e burro (+12). In crescita anche i prezzi dell’abbigliamento (+1,9), dell’arredo (+ 9,7), delle comunicazioni (+ 5,5), dei ristoranti (+ 5,4) e degli alberghi (+11%). Solo pianificando la spesa è possibile contenere i costi. Fedeconsumatori nazionale preannuncia un aggravio a carico delle famiglie di quasi duemila euro all’anno.
Inflazione Milano: l’appello dei sindacati ai consumatori
Federdistribuzione ha chiarito di aver limitato al minimo il trasferimento degli aumenti sui prezzi allo scaffale, assorbendoli. Nei prossimi mesi, però, le politiche di contenimento dei prezzi potrebbero essere messe a dura prova. Sul fronte commercio i sindacati confederali lombardi si oppongono per i troppi centri commerciali aperti nei festivi tra Pasqua e Primo maggio, appellandosi ai consumatori a disertarli in quei giorni.
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