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Curva Sud, i disegni di un bambino e la Rosa de Venti

Nascere tifosi si può. Se a 5 anni disegni una curva dipinta di rossonero, con due striscioni, uno con un teschio e uno con un leone nel mezzo, è evidente che sei un predestinato. Per fare cosa non so, ma sicuramente… hai il diavolo in corpo

La curva mi è sempre piaciuta. Colori, suoni, tamburi, entusiasmo. La disegnavo sempre da bambino. Disegnavo tutte le curve, ero quasi ‘politically correct’, sull’esempio dell’album delle figurine Panini 1974/75, che sul retropagina di ogni squadra di Serie A poneva una foto (che il lettore avrebbe composto attaccando quattro ‘figu’) raffigurante il tifo del club.

E così, foglio di quinterno e penna, andavo a disegnare tante piccole faccine con bandiere, carta igienica (allora si usava moltissimo) e megabandieroni raffiguranti almeno un teschio, un animale felino e, ma solo nel caso del Milan, l’indimenticata Rosa dei Venti, credo la bandiera più bella mai esposta in una curva italiana. Mi è capitato anche di disegnare la curva dell’Inter, inevitabilmente più vuota e arida di entusiasmo.

Poi sono cresciuto: sono passato davanti a molti striscioni: me ne ricordo uno al Mundialito di benvenuto ad Adelio Moro, sugli spalti in poche migliaia, mi sentivo un ‘eletto’, scritta rossa su campo giallo, e un fumogeno arancione appena acceso nel freddo tramonto di San Siro. Bellissimo. Epico. Poi una notte, in un bar, sono cambiate un po’ di cose. Cose ‘da curva’. E allora meglio continuare a fare i disegni, oppure scrivere post.

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