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Il Milan che non t’aspetti: Shevchenko per rimanere, Kakà per lasciare

Lasciato fuori della porta del banchetto dello scudetto (e delle coppe varie), il Milan si consola con piccole gioie. Come quelle dei due gol realizzati al Lecce giusto sul finire di una partita quasi inguardabile. E così contro i salentini sono bastati un fortuito colpo di testa di Ronaldinho (su bell’inserimento di Senderos) e un’ottima combinazione Shevchenko-Inzaghi per regalare sorrisi ma soprattutto tre punti fondamentali in vista della ‘camminata’ Champions.

La partita contro il Lecce è però stata importante per riproporre un paio di aspetti che andrebbero sottolineati: la squadra rossonera è più compatta di quanto potesse sembrare, e ha ritrovato alcune frecce che parevano perse. Discreta ad esempio è stata la prestazione di Senderos, come importante è stato il buon utilizzo di Ronaldinho, risultato alla fine decisivo suo malgrado. Più importante di tutti, come del resto avevamo avuto modo di preannunciare, è stato però il rientro di Shevchenko, autore di un assist ‘al bacio’ per Inzaghi e di altre buone giocate. L’ucraino è giocatore esperto, dotato di un finissimo senso della posizione, e solo per un’esagerata sfortuna quest’anno non ha ancora potuto ‘timbrare il cartellino’ in campionato. ‘Più rispetto per Sheva’ citava uno striscione della curva, e in effetti è giusto che il bomber storico del Milan possa trovare spazio e minuti in questo finale di campionato, in cui potrebbe rivelarsi decisivo.

Il suo attaccamento alla causa rossonera è quasi commovente, e meriterebbe miglior sorte anche in chiave futura (“La mia speranza è rimanere” ha detto l’ucraino). Mantenere Sheva nel roster del Milan sarebbe garanzia di qualità, magari per una panchina lunga con elementi che sappiano essere decisivi. Il tutto mentre tornano a farsi vive le sirene madrilene per Kakà, con 60 milioni che sarebbero stati offerti per trasportare il brasiliano al ‘Bernabeu’. Un destino lontano da Milano, il suo, che sembra farsi tanto più probabile in maniera inversamente proporzionale alla sua capacità attuale di incidere sul gioco della squadra di Ancelotti.

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