La meritocrazia è un'illusione? Scopriamo insieme la verità scomoda dietro questo mito.

Diciamoci la verità: la meritocrazia è uno dei concetti più celebrati della nostra società, ma è anche uno dei più ingannevoli. È opportuno interrogarsi se il duro lavoro e il talento siano gli unici fattori a determinare il successo. La risposta è negativa.
Secondo un rapporto dell’OCSE, gli individui provenienti da famiglie benestanti hanno il 70% di probabilità di mantenere un alto livello di istruzione, rispetto al 40% di quelli con famiglie meno abbienti. Ciò implica che la classe sociale in cui si nasce ha un impatto diretto sulle possibilità di successo. Non è tutto: uno studio del Brookings Institution ha dimostrato che il 60% delle persone che occupano posizioni di vertice proviene da meno del 20% della popolazione.
La realtà è meno politically correct: la meritocrazia, così come è comunemente intesa, è un mito costruito per confortare le coscienze. In un sistema in cui le opportunità non sono equamente distribuite, parlare di meritocrazia risulta contraddittorio. Il lavoro duro può certamente portare a risultati, ma solo se si ha la fortuna di partire da una posizione vantaggiosa.
In conclusione, il re è nudo, e ve lo dico io: continuare a sostenere la meritocrazia è come chiudere gli occhi di fronte a un problema evidente. Fintanto che non si riconosceranno le disuguaglianze strutturali esistenti, il discorso sul successo rimarrà una favola.
È fondamentale riflettere su questo tema. È necessario smettere di accontentarsi delle narrazioni rassicuranti e iniziare a chiedersi: che cosa si può fare per rendere il sistema più giusto?