La morte di Matteo Barone accende i riflettori sulla pericolosità delle strade e l'inefficienza delle istituzioni.

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Applausi, fumogeni e un minuto di silenzio in via Porpora, zona Lambrate: un’atmosfera pesante ma carica di significato ha accolto centinaia di persone mercoledì 10 settembre. In questa serata di memoria, i presenti si sono uniti per onorare Matteo Barone, un giovane di 25 anni la cui vita è stata spezzata mentre attraversava sulle strisce pedonali a causa di un incidente mortale causato dal poliziotto Giusto Chiacchio, attualmente accusato di omicidio stradale. Questo tragico evento, avvenuto all’alba di sabato 6 settembre, ha scatenato una protesta che va ben oltre il semplice ricordo.
Il dolore personale diventa protesta collettiva
Tra i partecipanti c’erano anche la madre di Matteo, Eva, e il suo migliore amico, Dario. Questa manifestazione non è stata solo un momento di lutto, ma un grido di dolore e di richiesta di giustizia. Durante l’evento, i familiari hanno condiviso con la folla un brano inedito scritto proprio da Matteo, un chiaro segno di quanto il suo sogno di vivere di musica sia stato tragicamente interrotto. Ora, quel sogno è diventato simbolo di una lotta più grande, quella per la sicurezza delle strade.
La rete “Città delle persone” ha convocato questa manifestazione non solo per ricordare Matteo, ma per sottolineare l’urgenza di un cambiamento. Via Porpora, secondo residenti e attivisti, è una strada pericolosa, un’arteria che da anni attende risposte alle richieste di maggiore sicurezza. E non si tratta di un caso isolato: Matteo è la 259esima vittima pedonale dall’inizio dell’anno in Italia. Un numero che non può e non deve essere ignorato.
I dati che raccontano una realtà inquietante
Diciamoci la verità: la sicurezza stradale in Italia è un tema frequentemente messo in secondo piano. I numeri parlano chiaro, eppure le azioni concrete da parte delle istituzioni latitano. Ogni anno, migliaia di persone perdono la vita o rimangono gravemente ferite in incidenti stradali, eppure sembra che il dibattito si sposti sempre su questioni marginali, mentre le strade continuano a mietere vittime.
La realtà è meno politically correct: i pedoni e i ciclisti sono le categorie più vulnerabili sulle nostre strade. È inaccettabile che, nonostante le statistiche parlino chiaro, le istituzioni continuino a ignorare le richieste di intervento. La morte di Matteo deve servire da monito, non solo per i familiari e gli amici, ma per tutta la comunità. È tempo di rivedere le priorità e investire nella sicurezza stradale, perché ogni vita ha un valore inestimabile.
Il cambiamento è possibile, ma richiede impegno
In questo contesto, l’appello rivolto al Comune e al governo è chiaro: è necessario ridisegnare le strade, migliorare gli attraversamenti e garantire maggiore protezione a pedoni e ciclisti. Non è accettabile che la morte di “Baro”, come lo chiamavano gli amici, diventi solo un numero tra le statistiche. Deve essere il punto di partenza per un cambiamento radicale nella nostra città.
So che non è popolare dirlo, ma il nostro modello di città deve evolversi. Non è più tollerabile assistere passivamente a episodi così tragici. La sicurezza stradale deve diventare una priorità per tutti, e ogni cittadino ha il diritto di vivere in una Milano più sicura.
In conclusione, l’invito è chiaro: riflettere su quanto accaduto e interrogarsi su cosa si possa fare per evitare che simili tragedie si ripetano. La voce di Matteo, attraverso la sua musica e il suo sogno, deve continuare a risuonare come un richiamo alla responsabilità collettiva.