L'anno scolastico in Lombardia si apre con sfide significative: meno alunni e più docenti, ma con problemi irrisolti.

Il 12 settembre segna l’inizio ufficiale dell’anno scolastico in Lombardia, un momento carico di aspettative ma anche di preoccupazioni. Il mondo dell’istruzione sta attraversando un periodo di crisi profonda. Con oltre 1 milione e 98 mila studenti e più di 53 mila classi, i numeri possono sembrare rassicuranti, ma nascondono una realtà ben diversa. Negli ultimi tre anni, infatti, abbiamo assistito alla scomparsa di quasi 1.200 classi, un segnale inequivocabile dell’inverno demografico che stiamo vivendo.
Un calo di iscrizioni che preoccupa
Prendiamo Milano, ad esempio, dove 337 mila ragazzi torneranno tra i banchi di scuola. Le nuove iscrizioni sono aumentate di quasi duemila unità, ma il trend generale continua a essere negativo, specialmente nelle scuole dell’infanzia, dove la diminuzione degli alunni è più evidente. Il calo demografico non è solo un problema statistico, ma un fattore che impatta direttamente sulla qualità dell’istruzione.
Se guardiamo i dati, il quadro diventa ancora più preoccupante. Le scuole devono fare i conti con cattedre vuote e una crescente difficoltà nel reclutare personale. In Lombardia, 20 mila supplenti sono stati già chiamati per coprire i posti scoperti, mentre le scuole attendono le ultime assegnazioni. Non basta stabilizzare 6.500 insegnanti, bisogna affrontare il precariato che continua a essere un problema irrisolto.
Il tema dell’inclusione
Un aspetto cruciale da considerare è quello dei ragazzi con disabilità. In Lombardia, sono quasi 60 mila, con oltre 20 mila solo a Milano. Questi studenti hanno un bisogno crescente di insegnanti di sostegno stabili e presenti durante tutto l’anno. È inaccettabile che in un sistema scolastico moderno ci siano ancora così tante incertezze riguardo al supporto per questi ragazzi. È fondamentale garantire che ogni studente abbia l’opportunità di ricevere un’istruzione adeguata, eppure continuiamo a vedere un sistema che arranca e fatica a soddisfare queste esigenze.
In questo scenario, il nuovo anno scolastico si apre con una misura controversa: lo stop ai cellulari in classe. Una decisione pensata per migliorare la socialità e la concentrazione degli studenti, ma che non convince tutti. È davvero la soluzione ai problemi di distrazione e isolamento? Forse, invece di imporre divieti, sarebbe opportuno riflettere su come integrare la tecnologia in modo positivo nell’istruzione.
Conclusioni disturbanti
Il nuovo anno scolastico in Lombardia, quindi, si presenta come un mix di luci e ombre. Meno alunni, un numero maggiore di docenti di ruolo, ma la persistente piaga del precariato e delle cattedre scoperte resta un problema irrisolto. La realtà è che stiamo affrontando una crisi educativa che non possiamo più ignorare. È tempo di un cambiamento reale e significativo, che vada oltre le misure superficiali e affronti le radici dei problemi.
È fondamentale che ogni cittadino si faccia portavoce di queste problematiche e che insieme si inizi un dibattito serio su come migliorare il sistema educativo. Solo così sarà possibile costruire un futuro migliore per i nostri studenti e per la società intera.