Don Emiliano Redaelli si trasferisce a Cormano dopo dieci anni di ministero a Magenta, portando con sé un messaggio di speranza verso i giovani.

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Il re è nudo, e ve lo dico io: il mondo religioso è spesso visto con occhio critico, ma figure come don Emiliano Redaelli sfidano questa narrativa. Dopo dieci anni di servizio a Magenta, il sacerdote si trasferisce a Cormano, lasciando un’eredità di speranza e fiducia nei giovani. Questo passaggio offre un’importante opportunità di riflessione sul nostro rapporto con le nuove generazioni e sul potere trasformativo delle comunità.
Un messaggio di fiducia ai giovani
Don Emiliano, 43 anni, ha dedicato una decade alla pastorale giovanile. Il suo addio segna un momento di riflessione per la comunità di Magenta. Durante la sua esperienza, ha messo in evidenza l’importanza delle relazioni costruite con i giovani, riconoscendo il loro potenziale e la loro capacità di contribuire al bene comune. Questo approccio è fondamentale, specialmente in un’epoca in cui i ragazzi sono frequentemente giudicati per le loro azioni sbagliate piuttosto che per le loro qualità positive. “Abbiate fiducia nei ragazzi e nei giovani, piantatela di parlarne male”, è il messaggio chiaro di don Emiliano. Qui emerge una verità scomoda: non sono i giovani di oggi a essere peggiori, ma piuttosto la nostra incapacità di vederli per quello che sono.
La realtà è meno politically correct: esistono molti ragazzi meritevoli, educati e pronti a mettersi in gioco. Don Emiliano ha saputo cogliere questo potenziale e ha lavorato incessantemente per promuoverlo, dimostrando che gli oratori possono ancora essere luoghi vitali di crescita e sviluppo personale. Questo rappresenta un invito per gli adulti a smettere di lamentarsi e iniziare a investire in questi giovani.
Un’eredità costruita con passione e dedizione
Durante la sua permanenza a Magenta, don Emiliano ha avuto l’opportunità di conoscere il mondo scout, esperienza che ha arricchito la sua visione educativa. Ha partecipato a campi e attività, testimoniando l’efficacia di un metodo educativo che promuove valori di comunità e responsabilità. Questo aspetto merita attenzione: il mondo dello scoutismo non è solo una questione di avventure all’aperto, ma rappresenta un importante mezzo per formare giovani cittadini. Eppure, si sente spesso dire che i giovani di oggi sono disinteressati e sfuggenti. La realtà è che molti di loro sono straordinariamente impegnati quando viene offerta loro un’opportunità concreta.
Don Emiliano ha ben compreso l’importanza di unire le forze nella pastorale giovanile, dimostrando come la collaborazione tra diverse parrocchie e gruppi possa portare a risultati sorprendenti. Questo è un insegnamento che dovremmo fare nostro: l’unione fa la forza e, in un mondo che ci spinge a dividerci, è fondamentale riscoprire il valore del lavoro di squadra.
Una chiamata all’azione per la comunità
Il trasferimento di don Emiliano non è solo un cambio di sede, ma una chiamata all’azione per tutta la comunità di Magenta. Si tratta di un invito a riflettere su come supportare i giovani e creare ambienti in cui possano prosperare. La sfida consiste nel superare stereotipi e pregiudizi, per costruire una cultura che valorizzi il potenziale dei ragazzi. È fondamentale smettere di guardare al passato con nostalgia e iniziare a costruire il futuro insieme a loro.
In conclusione, il messaggio che don Emiliano ci lascia è di grande rilevanza: la fiducia nei giovani è fondamentale per il progresso sociale. È necessario non lasciarsi influenzare dalle voci che dipingono un quadro fosco delle nuove generazioni. Piuttosto, è opportuno abbracciare il cambiamento e investire nei ragazzi, poiché sono loro il futuro. La loro capacità di fare la differenza è straordinaria, se solo si sarà disposti a dare loro una chance.