×

San Siro: il Comune fa un regalo ai privati, la verità scomoda

Un'analisi provocatoria della vendita di San Siro e delle sue conseguenze per il Comune e i cittadini.

Diciamoci la verità: la questione della vendita di San Siro è diventata un terreno fertile per polemiche e disillusioni. Il Comune di Milano sembra pronto a concedere uno sconto di 30 milioni di euro ai fondi che gestiscono Milan e Inter. E non è difficile immaginare le reazioni: un gesto che solleva più di qualche sopracciglio e fa insorgere le voci critiche all’interno del Consiglio comunale. Alcuni consiglieri, come Alessandro Giungi e Carlo Monguzzi, hanno espresso il loro sconcerto, denunciando un “regalo” ai privati che, a loro avviso, non tiene conto dell’interesse pubblico. Ma la realtà è meno politically correct di quanto si voglia far credere.

Il costo della discontinuità

La vendita di San Siro è oggetto di discussione in un contesto in cui le cifre parlano chiaro: 197 milioni di euro, ma con la possibilità di scendere a 160 milioni. Questo cambiamento di rotta, che potrebbe sembrare un atto di discontinuità, in realtà appare più come una continuità di una certa gestione che favorisce gli interessi privati. Giungi sottolinea come la logica del “regalo” si fondi su una lettura miope delle normative vigenti. Infatti, sebbene la legge sugli stadi preveda che il Comune si faccia carico dei costi di bonifica, nessuno ha obbligato l’amministrazione a seguire questa strada. E qui si pone la domanda cruciale: dove si trova realmente l’interesse pubblico in questo affare?

In effetti, il ricavato della vendita è presentato come un’opportunità per finanziare opere di interesse generale, ma chi può garantire che questi fondi non siano utilizzati per altre spese più discutibili? Se così fosse, ogni dismissione di asset comunali potrebbe essere giustificata con la stessa logica, aprendo la porta a operazioni poco trasparenti e discutibili. La verità è che la discontinuità ha il sapore amaro di un vecchio copione. E quando Monguzzi afferma che il Consiglio comunale non è un monarca che concede permessi, ha ragione: il ruolo di rappresentanza deve andare oltre le concessioni ai privati.

La realtà dei numeri e delle scelte politiche

Analizzando la questione con occhio critico, emerge chiaramente che il risparmio per i fondi privati non è solo un fatto di numeri. La decisione di applicare uno sconto così significativo non può essere interpretata come una semplice strategia di vendita, ma piuttosto come un segnale di debolezza da parte del Comune. In un contesto economico in cui le risorse pubbliche sono sempre più scarse, sacrificare una cifra considerevole per favorire interessi privati è un atto che merita di essere messo sotto i riflettori.

Dietro a questa scelta ci sono scelte politiche che riflettono una visione di sviluppo urbano che si allontana dall’interesse collettivo. La questione non è solo la cifra pagata dai fondi, ma cosa rappresenta per la città di Milano. La priorità deve essere quella di garantire che gli spazi pubblici siano gestiti in modo da servire i cittadini e non solo gli investitori. Le scelte fatte ora hanno ripercussioni future che potrebbero compromettere il patrimonio collettivo di Milano.

Conclusione: un appello al pensiero critico

In sintesi, la vendita di San Siro si presenta come un affare che dovrebbe far rabbrividire chiunque tenga a cuore il bene comune. Non è solo una questione di cifre, ma di scelte politiche che riflettono un modello di sviluppo che privilegia i privati a discapito della collettività. Coloro che siedono in Consiglio comunale devono rendersi conto che le loro decisioni influenzano il futuro della città e che la storia ci ha insegnato che il sacrificio del patrimonio pubblico per favorire interessi privati ha sempre conseguenze disastrose.

Invito quindi tutti a riflettere su queste dinamiche: cosa significa veramente per noi cittadini cedere un’icona come San Siro a privati? È il momento di alzare la voce e chiedere trasparenza e giustizia, prima che sia troppo tardi.

Leggi anche