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Femminicidio a Settala: l’ennesima tragedia di violenza domestica

Una donna di 43 anni uccisa dal marito, la figlia testimone dell'orrendo crimine.

Immagine che rappresenta il femminicidio a Settala
Una riflessione sulla violenza domestica e il femminicidio a Settala.

Un omicidio che lascia senza parole

Sabato sera, la comunità di Settala è stata scossa da un tragico femminicidio che ha portato alla morte di Amina Sailouhi, una donna di 43 anni di origine marocchina. L’omicidio, avvenuto nel loro appartamento, è stato perpetrato dal marito Khalid, di 50 anni, che ora si trova in stato di fermo con l’accusa di omicidio aggravato. La scena del crimine è stata descritta come agghiacciante, con la figlia di 10 anni che ha assistito all’orrendo atto e ha contattato i soccorsi con una telefonata disperata.

Un passato di violenza ignorato

Non è la prima volta che Amina si trovava in una situazione di pericolo. Nel novembre 2022, aveva già denunciato il marito per maltrattamenti, attivando il “codice rosso”, una procedura che dovrebbe garantire maggiore protezione alle vittime di violenza domestica. Tuttavia, nonostante le segnalazioni e i monitoraggi da parte dei servizi sociali, non erano state adottate misure restrittive nei confronti di Khalid. Questo solleva interrogativi inquietanti sulla protezione delle vittime e sull’efficacia delle misure di sicurezza attualmente in vigore.

La reazione della comunità e delle autorità

Il sindaco di Settala, Massimo Giordano, ha confermato che la famiglia era già sotto osservazione, ma ha anche espresso il suo rammarico per l’escalation di violenza che ha portato a questo tragico epilogo. La comunità è in stato di shock e molti si chiedono come sia possibile che una situazione così critica sia stata trascurata. Le indagini sono in corso e il pubblico ministero Antonio Pansa sta seguendo il caso da vicino, mentre la bambina, testimone dell’omicidio, sarà ascoltata in un’audizione protetta per garantire il suo benessere psicologico.

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