Considerando il caro energia non è difficile presupporre che l’imminente inverno sarà particolarmente complicato.
Le attività commerciali e le industrie mettono a punto degli accorgimenti per cercare di arginare il caro bollette.
Secondo Lino Stoppani, presidente di Fipe e di Epam, la situazione è drammatica: “Siamo uno dei settori che è uscito maggiormente danneggiato dalla pandemia a causa delle limitazioni e dei lockdown”. I ristoratori, per risparmiare, sono costretti a fare gli ordini giorno per giorno, evitando così di accendere le celle frigorifere.
Maurizio Naro, presidente di Federalberghi Milano, chiarisce: “Gli hotel più moderni possono mettere in atto delle misure di efficientamento energetico. Le imprese più piccole sono a rischio”.
Tra le ipotesi spicca quella di concentrare le prenotazioni in alcuni piani lasciando senza luce e riscaldamento i piani vuoti. Per quanto riguarda le piccole aziende manifatturiere, invece, si pensa ad una riduzione dei turni, per accorciare gli orari di lavoro e tagliare le produzioni.
Paolo Galassi, presidente di A.P.I, associazioni piccole e medie industrie, senza troppi giri di parole chiosa: “Se si va avanti così, molti saranno costretti a chiudere e a ricorrere alla cassa integrazione”.
Marco Accornero, Segretario Generale Unione Artigiani Milano Monza e Brianza, segnala che circa 4-5 mila imprese artigiane lombarde potrebbero subire un forte impatto dalla crisi energetica; pertanto, sarebbero coinvolti circa 20 mila posti di lavoro.
Inoltre, sottolinea: “I panificatori sono tra quelli più colpiti. Alcuni hanno già chiuso i battenti quest’estate. Per non parlare delle gelaterie che sono arrivate già al punto di saturazione”.
Marco Barbieri, segretario generale Confcommercio Milano, chiarisce: “Gli enti locali devono finanziare interventi che siano davvero utili al risparmio: come check up energetici per i negozi per ridurre i consumi e investimenti per dotarsi di tecnologia e strumenti più funzionali“.
Sono necessarie riforme che permettano di risparmiare sul lungo periodo.
Secondo Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, le nostre imprese rischiano di vedere dimezzata la propria produzione, o addirittura di chiudere.
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