La crisi degli hotel a Milano diventa sempre più lampante, mettendo a rischio centinaia di lavoratori e soprattutto minando alle loro tutele sindacali.
L’allarme parte dallo storico Hotel Gallia di Stazione centrale, ma i sindacati denunciano che la situazione è generalizzata e sempre più preoccupante.
Molti lavoratori si sono già trovati licenziati grazie al raggiro della norma anti-licenziamento in vigore fino a marzo, mentre molti altri sono stati costretti ad accettare un contratto meno vantaggioso e con meno tutele.
Molti lavoratori sono già stati licenziati, nonostante gli accordi tra governo, regioni e sindacati.
La formula usata per aggirare il divieto è già ben nota agli inquirenti di tutta la nazione: “cessazione d’attività e messa in liquidazione”, passaggi da una società all’altra nella giungla degli appalti e contratti che peggiorano le condizioni di chi resta.
L’emergenza sanitaria, che ha quasi azzerato gli spostamenti per lavoro e turismo, mettendo in ginocchio il settore alberghiero, sta avendo ripercussioni soprattutto sui lavoratori che fra appalti e subappalti garantiscono pulizie, facchinaggio e altri servizi negli hotel della città.
Silvia Tagliabue, rappresentante del sindacato Sial-Cobas, spiega uno dei meccanismi usati per aggirare il blocco dei licenziamenti: “Ci sono società di servizi che cessano l’attività e vanno in liquidazione e in questo modo possono licenziare. Poi gli ex dipendenti vengono riassorbiti da imprese dello stesso consorzio, con condizioni peggiori”