UPDATE! 25 novembre
La Omnia ha offerto garanzie solo sulle retribuzioni di ottobre.
Continuano i licenziamenti in questo autunno nero che non sembra voler finire. Partiamo dall'Ospedale San Giuseppe, che venerdì ha indetto un'assemblea di quattro ore. Riporta ilCorriere che non ci saranno nè visite ambulatoriali, né interventi chirurgici perchè all'incontro parteciperanno chirurghi, anestesisti e radiologi. Sono stati invitati a partecipare tutti i 121 medici di via San Vittore e di conseguenza l'attività ospedaliera sarà bloccata, con l'unica eccezione delle urgenze.
La MultiMedica, che dal primo novembre è alla guida dell'ospedale, dopo le iniziali proteste ha ridotto a 15 gli esuberi contro i 51 ventilati inizialmente. Il sindacalista Pietro Tarantola spiega:
"È la prima volta che medici equiparati a quelli degli ospedali pubblici vengono lasciati a casa in massa. È il principio che conta, al di là dei numeri: abbiamo già preparato i manifesti da esporre dopo l'assemblea che venerdì dovrà indicare le strategie da seguire nelle prossime settimane"
Ci sono poi i lavoratori del call center Omnia che come riporta il Corriere ieri intorno alle 14 hanno 'bloccato' in azienda il direttore del personale Manuel Putto.
I 400 dipendenti volevano avere notizie sul futuro dell'azienda:
"Adesso basta! Questa volta lei resta qui con noi e ci spiega quando arriveranno gli stipendi arretrati"
La tensione è rimasta alta tutto il pomeriggio, anche perchè da un anno gli stipendi vengono pagati a singhiozzo. Il presidente dell'azienda Alessandro Gili ha chiesto ai lavoratori, che da due mesi non percepiscono reddito:
"Vi chiedo di continuare a lavorare. Solo così manterremo le commesse in corso. Al più presto sarà presentato un piano industriale. Da gennaio la situazione tornerà normale"
Nella sede di via Breda lavorano circa 800 persone, che rispondono al telefono per conto di Wind, H3G, Mediaset. Altri call center del gruppo si trovano a Roma, Torino, Napoli, Bari.
Infine un aggiornamento de IlGiorno sulla situazione degli operai dell'Alfa di Arese contro il trasferimento di 232 lavoratori nella sede di Torino: oggi il presidio si è spostato davanti alla sede della Provincia, in via Vivaio, per chiedere al presidente Guido Podestà un intervento concreto nei confronti della Fiat e della Regione.
Gli operai chiedono di rendere nulli i "finti trasferimenti", come li chiamano loro: secondo la Fiom infatti si tratterebbe di "licenziamenti mascherati". Si chiede di mantenere l'area industriale e le attività tecniche della Fiat presso la sede di Arese. Cosa che era stata prevista da un accordo con la Regione che, evidentemente, non è stato rispettato.
Podestà ha dichiarato che si impegnerà ad organizzare un tavolo comune con Fiat, la Regione, i sindacati e i Comuni coinvolti.