Si susseguono le testimonianze del processo contro la Clinica Santa Rita, accusata di truffa per frodare il servizio sanitario regionale. Il Corriere riporta le parole di Elisabetta Pini, consulente dell'accusa che sta analizzando i casi di 9 pazienti morti nel reparto di riabilitazione dopo essere stati trattati in chirurgia toracica (foto Cittadinanzattiva).
"Una rincorsa all'intervento chirurgico ancora prima di capire se ne valesse la pena"
Pare insomma che alla Santa Rita fosse proprio un'abitudine quella delle operazioni inutili e anche dannose per i pazienti
"Non ho mai visto nulla di simile, la mia impressione è che quegli interventi si facevano per allenare l'équipe o per aumentare la casistica del reparto oppure per i rimborsi"
Uno dei principali accusati e il dottor Pierpaolo Brega Massone, primario di chirurgia toracica. Il chirurgo risponderà domani alle accuse con le sue prime dichiarazioni spontanee. L'intera sua équipe è accusata di omicidio.
Secondo la Procura per ottenere più soldi (250 euro per giorno) dopo l'intervento i malati venivano portati in riabilitazione anche se le loro condizioni non l'avrebbero consentito. Ci sarebbe un numero molto alto di morti nel reparto, dieci volte superiore a quello di altre strutture simili.
Sotto accusa le "asportazioni di tessuti polmonari in pazienti anziani e troppo deboli" e la "mancanza di un approccio multidisciplinare alle patologie".
Il Corriere segnala alcuni casi come quello di una donna ricoverata sette volte nel 2005 per essere operata per un tumore alla mammella che, dopo tre giorni va in riabilitazione e nessuno si accorge che aveva un tumore alle ossa. Oppure un'altra anziana che è stata operata per un femore fratturato e viene sottoposta anche a una biopsia pleurica nonostante gli esami avevano detto che non c'erano cellule tumorali.
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