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Un centro d'ascolto per le donne musulmane a Milano

di Marco Trabucchi

La terribile vicenda di Hina, la ventiduenne pakistana decapitata dai suoi parenti maschi perché aveva abbandonato usi e costumi islamici, è una ferita ancora aperta. Hina doveva diventare un simbolo dell'integrazione: amava un ragazzo italiano, si vestiva all'occidentale, lavorava in Italia ed era completamente inserita. Invece non lo è diventata, nessun funerale di stato e la costituzione di parte civile da parte delle istituzioni al processo non c’è stata.

Fortunatamente qualcuno si è messo al lavoro per migliorare la situazione delle donne musulmane, spesso vittime di soprusi e violenze. Prima in Italia, la Regione Lombardia realizzerà un casa di ascolto a Milano a favore delle donne arabe.

Lo ha annunciato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, al termine di un incontro che ha avuto con la pasionaria Souad Sbai, presidente della comunità marocchina donne d'Italia (un’intervista molto bella la si può leggere qui). 

La Regione si impegnerà anche nella realizzazione di una ricerca sulla condizione per la donna musulmana in Lombardia e corsi di istruzione per donne arabe. Soddisfatta dal canto suo la presidente delle donne marocchine che ha voluto sottolineare che in Italia sono circa 130 mila, che rimangono rinchiuse senza conoscere nulla dei loro diritti.

A Roma un centro simile già esiste, aperto grazie all’impegno dell’Acmid (associazione delle donne marocchine in Italia), e all’interessamento istituzionale di Daniela Santanché.

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