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Feltri contro Beppe Sala: “Pensi al coronavirus e non blocchi le auto”

Vittorio Feltri ha attaccato il sindaco di Milano Beppe Sala accusandolo di occuparsi troppo dell'inquinamento della sua città che del coronavirus.

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Dopo la scoperta che i due primi casi di coronavirus in Italia erano giunti nel nostro Paese atterrando all’aeroporto di Malpensa, il direttore di Libero Vittorio Feltri si è scagliato contro il sindaco di Milano Beppe Sala. Il giornalista ha infatti accusato il primo cittadino di pensare soltanto all’inquinamento dell’aria sottovalutando i potenziali pericoli derivanti dall’epidemia esplosa in Cina nell’ultimo mese. Un attacco che arriva a due giorni dal blocco delle automobili previsto a Milano per domenica 2 febbraio.

Vittorio Feltri contro Beppe Sala


In un tweet pubblicato nella giornata del 31 gennaio, Feltri polemizza contro Beppe Sala criticando lo zelo del primo cittadino nei confronti delle problematiche ambientali: “Caro sindaco di Milano, Sala, invece di romperci i co***oni col fermo della auto preoccupati del Coronavirus”. Tra le ultime azioni intraprese dal sindaco Sala per fronteggiare l’alto livello d’inquinamento nella metropoli lombarda, era stato infatti previsto il blocco totale delle auto per il 2 febbraio e gli imminenti divieti di fumo all’aperto, all’interno dello stadio di San Siro e alle fermate degli autobus.

Già in precedenza Feltri aveva criticato Beppe Sala sulla volontà di quest’ultimo di vietale le sigarette all’aperto, affermando in alcuni suoi precedenti post: “Il sindaco Sala vieterà di fumare a Milano. Siamo arrivati al fumus persecutionis. Converrà incenerire palazzo Marino”, ma anche “Il sindaco di Milano, Sala, domenica prossima blocca le automobili in città. Veda almeno di sbloccare il proprio cervello.

I turisti cinesi sbarcati a Malpensa

L’attacco di Feltri al divieto di fumo fa il paio con la vicenda dei due turisti cinesi colpiti dal coronavirus e atterrati all’aeroporto di Malpensa lo scorso 23 gennaio. La coppia (marito e moglie di 67 e 66 anni) hanno in seguito viaggiato per l’Italia fermandosi poi a Roma, dove nella serata del 30 gennaio sono stati trasportati presso l’Istituto Spallanzani poiché affetti da quello che si sono poi rivelati i primi due casi di coronavirus registrati nel nostro Paese.

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