La pandemia sta mettendo a dura prova il settore artistico e culturale, e i teatri sono tra le principali vittime: chiusi ormai da mesi faticano a superare questo momento di difficoltà e grave perdita economica.
Blocco totale delle scene e di tutte le attività che si svolgono all’interno del teatro, a partire dal personale interno, agli artisti, tecnici e fornitori di servizi. La situazione dei teatri a Milano e in tutta Italia è gravissima e ha causato milioni di perdite. A mancare sono non soltanto gli incassi degli spettacoli, ma anche le entrate di produzioni che non hanno mai avuto luogo.
E non finisce qui: si aggiunga a queste perdite l’aumento dei costi da sostenere per poter garantire igiene e sicurezza.
Il Piccolo Teatro stima una perdita di oltre 2 milioni, e lo stesso vale per l’Elfo Puccini. Il Fontana e il Teatro Mrtinitt parlano di una riduzione del 40-50 per cento del fatturato. Uno di quelli che rischia di più è lo Spazio Teatro 89, con una perdita del 95 per cento.
Il Manzoni non comunica cifre ma si inserisce in questa comune crisi, avendo anche una minore possibilità di accedere ai ristori essendo un teatro privato.
I contributi pubblici sono stati essenziali per alcuni, hanno “permesso di galleggiare” commenta Alessandro Arnone, ma non mancano le polemiche per la loro insufficienza e per l’impossibilità di impedire la cassa integrazione a molti dipendenti. Più aspra è la critica mossa da Giancarlo Sarli, ad del Teatro RePower che non ha potuto usufruire di alcun ristoro per lo spettacolo dal vivo.
I teatri sono rimasti chiusi per la pandemia dal febbraio 2020 a settembre, e poi nuovamente da ottobre ad oggi. Sipari abbassati per lungo tempo, con le conseguenze di cui si è già parlato: 50 mila biglietti annullati per il Teatro RePower; produzioni annullate dal Teatro Martinitt; solo 2 delle 190 rappresentazioni organizzate dal Teatro Manzoni sono andate in scena.
Per la riapertura si sono battuti in molti, protestando per la mancanza di considerazione manifestata per luoghi di cultura come i teatri e i cinema, ma al Covid non si possono concedere spazi.
Ma la volontà di ripartire non manca: lo dimostra Claudio Longhi del Piccolo, che ci tiene a ricordare l’importanza culturale e antropologica di questi luoghi e sottolinea l’urgenza di iniziare a progettare le riaperture.
I teatri milanesi, chiusi ormai da tempo per la pandemia, chiedono certezze: avere una data di riapertura definitiva, seppur lontana, darebbe loro la possibilità di programmare e di rientrare in contatto con il pubblico di spettatori, per ricordargli di non sentirsi abbandonati dalla cultura.
“Un piano per riaprire” secondo Alessandro Arnone è fondamentale; per Giancarlo Sarli del RePower è invece auspicabile una detassazione, vista la necessità di dimezzare i posti per il distanziamento in sala.
Altro spunto di riflessione, quest’ultimo: i teatri e i loro rappresentanti difendono gli spettatori, i quali dovrebbero avere la possibilità di andare al teatro rispettando le norme anti-Covid. Il sogno è quello di arrivare al prossimo autunno con le sale piene, sempre seguendo le prescrizioni: Milano riparte, e anche i teatri vogliono partecipare.
Durante la pandemia i teatri anche se chiusi hanno tentato il più possibile di raggiungere il pubblico attraverso spettacoli in streaming o in tv, alcuni gratuiti, altri a pagamento. Interessante è stata l’iniziativa del Teatro Delivery. Non si tratta di un’alternativa, ma di una modalità per tamponare la mancanza di alzate di sipario. L’Elfo Puccini ha caricato su YouTube video degli spettacoli e dei backstage. Il Teatro Fontana ha organizzato dirette Facebook e cortometraggi in tv.
Il Martinitt ha dimostrato che può funzionare anche lo streaming a pagamento.
Una cosa è certa, le iniziative streaming non potranno sostituire in alcun modo l’atmosfera respirata in questi luoghi: il direttore del Piccolo, Longhi, ricorda quanto lo spazio teatrale sia imprescindibile, e dello stesso avviso è Arnone, per cui lo spettacolo dal vivo è la vera essenza del teatro. Anche Giancarlo Sarli lo conferma: la contaminazione di stimoli esterni renderebbe la rappresentazione in streaming fatua.