Sono comparsi improvvisamente a Milano dei manifesti per fare richiesta di “Reso del 2020”.
Ecco chi c’è dietro a questa provocazione nata dopo un anno di pandemia?
A un anno dalla pandemia c’è chi ha pensato di chiedere ufficialmente il “Reso del 2020”.
Si tratta di un attacco di street art che ha letteralmente invaso Milano, e la sua periferia. Grossi manifesti con su scritto “Mass Action Richiesta di Reso 2020 Collettiva” sono apparsi sui Navigli, in via Paolo Sarpi e ancora a Bergamo.
Per aderire alla Mass Action è semplice, basta inquadrare il qrcode e compilare un modulo di reso. Nel modulo da compilare si legge: “il diritto di recesso permette di restituire cosa non gradita perché oggettivamente malfunzionante, la presente missiva vuole chiedere la sostituzione in toto e senza riserva alcuna il cosicchiamato anno 2020.”
È l’idea originale del collettivo artistico Blu PXLs, che ha voluto dare voce a una frase detta un po’ da tutti, invitando tutti però anche a partecipare e a riflettere su questa frase.
Chi sarebbe disposto a consegnare il 2020 in toto, “anche con il packaging originale”? Il 2020 è un anno effettivamente da buttare per intero o qualcosa di buono, per non dire positivo, c’è stato?
In tanti non ci hanno pensato nemmeno un secondo e in soli 14 giorni, durata della mass action, hanno inviato il loro modulo di reso per il 2020. La maggioranza però ha inviato solo un pensiero. Le loro risposte ora verranno riutilizzate per nuovi manifesti di reso, creando così un’opera collettiva dinamica che diventerà un canale di sfogo per tutti, in cui tutti potremo dire la nostra su un anno davvero difficile come quello del 2020.