La meritocrazia in Italia è un mito da sfatare: scopriamo perché.

Diciamoci la verità: l’idea che in Italia si possa emergere solo grazie al merito è un’illusione. Nel contesto italiano, dove le raccomandazioni e le connessioni familiari svolgono un ruolo predominante, è opportuno mettere in discussione un luogo comune che viene ripetuto da anni.
I fatti parlano chiaro: secondo un rapporto dell’OCSE, solo il 30% degli italiani crede che le proprie possibilità di progresso sociale siano legate al merito. Questo dato dovrebbe indurre a una riflessione approfondita, ma spesso si tende a ignorarlo. Gli studi evidenziano che la mobilità sociale in Italia è stagnante, con il 70% delle posizioni chiave occupato da individui con legami di parentela o amicizia con i potenti.
La realtà è meno politically correct: il sistema educativo, le opportunità di lavoro e persino la burocrazia sono influenzati da fattori esterni al merito. Coloro che nascono in famiglie privilegiate hanno maggiori possibilità di successo. Al contrario, chi proviene da contesti svantaggiati vede drasticamente ridotte le proprie opportunità. Si tratta di un ciclo vizioso che continua a perpetuarsi, senza che vi sia la volontà di romperlo.
Il re è nudo, e ve lo dico io: la meritocrazia in Italia è un’illusione. Questa narrazione serve a mantenere le apparenze e giustificare un sistema che favorisce chi già possiede privilegi. È tempo di non credere più a questa favola e di richiedere un cambiamento sostanziale.
Riflessione critica: È fondamentale non accettare passivamente ciò che ci viene proposto. La meritocrazia deve essere esaminata attentamente: è un reale valore oppure rappresenta solo un modo per confortarci mentre il sistema continua a mostrare le sue ingiustizie?





