×

La delocalizzazione delle biotech e le sue conseguenze sulla ricerca italiana

La recente espansione di Nerviano Medical Sciences in Cina evidenzia un processo di delocalizzazione che potrebbe compromettere la ricerca oncologica in Italia.

L’apertura di una filiale di Nerviano Medical Sciences a Shanghai ha scatenato un vero e proprio allarme tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali. Ma ci siamo mai chiesti se questa sia davvero un’espansione internazionale o se, piuttosto, segni l’inizio di un processo di delocalizzazione che potrebbe minare le fondamenta della ricerca scientifica e industriale in Italia?

Un’analisi critica della situazione attuale

La Filctem Cgil ha espresso forti preoccupazioni, soprattutto considerando che solo pochi giorni prima dell’annuncio, l’azienda aveva categoricamente negato qualsiasi progetto di delocalizzazione. In un panorama in cui i dati di crescita nel settore biotech italiano rivelano una stagnazione preoccupante, l’apertura di una sede in Cina, dove gli investimenti governativi nel settore sono enormi, solleva interrogativi sulla strategia a lungo termine dell’azienda. Questi eventi non possono essere considerati in isolamento; sono parte di un cambiamento più ampio nelle dinamiche del mercato, dove la competitività si gioca su più fronti.

Analizzando i numeri, la situazione diventa ancora più allarmante: oltre 90 ricercatori altamente specializzati potrebbero essere esclusi dal circuito produttivo nazionale. Questo non è solo un problema occupazionale, ma un attacco diretto alla capacità di innovazione della ricerca oncologica in Italia. Affermare che la sostenibilità del business scientifico possa basarsi su strategie di delocalizzazione, a scapito della qualità e della continuità della ricerca, è semplicemente insostenibile.

Case study: il destino di Nerviano Medical Sciences

La storia di Nerviano Medical Sciences non è un caso isolato. Ho visto troppe startup fallire per aver sottovalutato il legame cruciale tra ricerca e sostenibilità economica. Pensiamo a diverse aziende biotech che, nel tentativo di espandere i loro orizzonti, hanno scelto di delocalizzare. Le conseguenze sono state devastanti: perdita di know-how, discontinuità nella ricerca e, in molti casi, la chiusura definitiva dei laboratori in Italia. Chiunque abbia lanciato un prodotto sa che la chiave per il successo risiede nella capacità di adattarsi e di rimanere connessi al proprio mercato di riferimento.

La questione qui non è solo economica, ma anche etica. La ricerca oncologica non può essere ridotta a una mera voce di costo. Ogni decisione di delocalizzazione deve essere ponderata, considerando l’impatto sulla salute pubblica e sull’occupazione qualificata. La fiducia tra le parti coinvolte è fondamentale; per questo, la comunicazione aziendale deve riflettere un reale impegno verso la trasparenza e il dialogo.

Lezioni pratiche per il futuro

Le esperienze passate ci dicono che la chiave per un futuro sostenibile nel settore biotech italiano risiede nella creazione di un ecosistema che valorizzi la ricerca locale. È essenziale che le istituzioni, in particolare Regione Lombardia e il Governo, intervengano con strumenti straordinari per proteggere realtà come Nerviano. Questo potrebbe tradursi nell’apertura di tavoli interministeriali per discutere strategie a lungo termine che garantiscano continuità e innovazione. Non possiamo permettere che il nostro patrimonio di competenze venga disperso.

Inoltre, è fondamentale sviluppare un progetto industriale pubblico che impedisca qualsiasi processo di esternalizzazione. La ricerca oncologica deve rimanere un pilastro della salute pubblica, non un’opzione da ridurre a semplici razionalizzazioni di costo. È tempo che le aziende siano incoraggiate a investire in ricerca e sviluppo in Italia, creando così un circolo virtuoso di innovazione e occupazione.

Takeaway azionabili

In conclusione, la situazione di Nerviano Medical Sciences deve fungere da campanello d’allarme per il settore biotech italiano. È necessario: 1) promuovere una cultura di trasparenza e responsabilità tra le aziende; 2) garantire il supporto delle istituzioni per le realtà locali; 3) sviluppare strategie di sostenibilità a lungo termine che valorizzino la ricerca e l’occupazione qualificata. Solo così potremo costruire un futuro in cui la ricerca oncologica italiana possa prosperare. Non è solo una questione di business, ma una responsabilità verso la nostra società e il nostro futuro.

Leggi anche