Un processo che ha svelato abusi e violenze in un contesto di manipolazione e sfruttamento.
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Il processo e la condanna
Il processo a porte chiuse riguardante la cosiddetta ‘psicosetta delle bestie di Cerano’ ha portato a una condanna di sei anni di reclusione per violenza sessuale. La sentenza, emessa dopo un lungo iter giudiziario, ha visto coinvolti 26 imputati, tutti residenti tra Milano e Pavia. Il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto pene complessive per 230 anni, ma la prescrizione di alcuni reati ha ridotto drasticamente le conseguenze legali per la maggior parte degli accusati.
Le testimonianze delle vittime
Due delle tre ragazze che hanno testimoniato durante il processo hanno reagito con emozione alla lettura della sentenza, evidenziando il trauma subito. Le violenze risalgono al 2012, quando una delle vittime era ancora minorenne. La giovane, entrata nella setta all’età di sette anni, ha descritto un ambiente di abusi sessuali di gruppo e torture, negati con fermezza dagli imputati. Le testimonianze hanno rivelato un quadro inquietante di manipolazione e sfruttamento, avvenuto in un casolare nei boschi di Cerano e in appartamenti a Milano e Vigevano.
Il ruolo degli imputati e le reazioni della procura
Gian Maria Guidi, l’erborista deceduto prima del processo, è stato identificato come il leader dell’organizzazione. Al suo fianco, Barbara Magnani e due psicologhe, Andre’e Bella e Manuela Tagliaferri, hanno giocato ruoli chiave nel mantenere il controllo sui membri della setta. La procura ha già annunciato l’intenzione di presentare appello, sottolineando l’importanza di una condanna per violenza sessuale di gruppo, anche se alcuni reati sono stati dichiarati prescritti. Il pubblico ministero Silvia Baglivo ha dichiarato che sarà fondamentale analizzare le motivazioni della sentenza per comprendere meglio l’inquadramento giuridico della vicenda.