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Il maresciallo “da marciapiede” e la metropoli: Gomorra può essere considerato una guida

Criminalità a Rozzano: un libro rivelatore scritto da un ex carabiniere svela la verità sulla gestione della sicurezza e le sfide affrontate dalla polizia

A Rozzano, un comune di Milano, il tema della criminalità è attualmente al centro del dibattito pubblico, richiamando l’attenzione anche su questioni più ampie riguardanti la sicurezza nell’intera area metropolitana. In questo contesto, emerge un libro rivelatore scritto da un carabiniere che ha comandato la stazione locale, dove si è verificato l’omicidio di Manuel Mastrapasqua. Il volume, intitolato “Toghe e feluche” e realizzato da Massimiliano Filiberti, ex maresciallo dell’Arma, sta generando discussione tra le forze dell’ordine. Non si tratta solo di una cronaca degli eventi, ma anche di una critica alle “scelte errate nella gestione della sicurezza”.

Il punto di vista di Filiberti

Filiberti, noto con il soprannome di “Chimico”, è un investigatore con una lunga carriera alle spalle. Quando gli si chiede se Rozzano stia affrontando un periodo critico, risponde in modo articolato, sostenendo la posizione del sindaco riguardo a vicende recenti. Riguardo a episodi violenti, egli afferma che tali crimini possono verificarsi ovunque, non solo a Rozzano, ma anche in aree più centrali come piazza Duomo.

In quanto carabiniere di strada, Filiberti critica aspramente i dirigenti che lui descrive come disconnessi dalla realtà. La sua risposta all’idea che la lotta contro il crimine possa sembrare persa è intensa: “Non possiamo affrontare chi utilizza mezzi sofisticati con strumenti primitivi”. Riguardo all’influenza delle celebrità che ritraggono Rozzano come un luogo pericoloso, Filiberti non nega che questo possa avere un certo effetto, ma crede che il loro impatto sulla criminalità sia piuttosto marginale. Egli nota anche come la cultura criminale di Rozzano abbia preso ispirazione da series come Gomorra, quasi come se fosse un manuale da seguire.

Le sfide e le riflessioni di Filiberti

Negli anni trascorsi a Rozzano, ci sono stati frangenti in cui ha avvertito ostacoli? “Ostacoli no, però è innegabile che le Procure sovraccaricano le stazioni con un’enorme quantità di lavoro che, in gran parte, potrebbe essere gestita dalle sezioni di Polizia Giudiziaria”. Ha affrontato situazioni in cui si è chiesto: devo violare una norma per prevenire un reato? “Sì, è accaduto diverse volte e se ripetessi le stesse circostanze, agirei di nuovo così”. Si sostiene che sia frustrante per chi lavora nell’ordine pubblico arrestare individui che poco dopo vengono rilasciati. Questo incide sull’operato degli agenti di sicurezza? “Non si tratta di un freno, ma sicuramente mina la legittimità e l’immagine del nostro operato sul campo”. Come mai la chiamano “Chimico”? “Il soprannome me lo affibbiò un mio ex comandante, dopo che gli parlai della preparazione della coda alla vaccinara. Mi rispose che non si trattava di una ricetta ma di una formula chimica”. Massimiliano Filiberti ha lasciato l’Arma e Rozzano da un anno, ma il suo contributo rimane evidente nella comunità.

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