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A Milano vengono utilizzate circa 7mila case per gli affitti brevi.
A causa della pandemia, il ricavo medio per stanza è passato da circa 55 a poco meno di 30 euro per notte.
Gli esperti hanno riscontrato che, in seguito alle ondate di Covid-19, la variabile “distanza dal centro della città” è diventata meno decisiva. Nell’ultimo anno la domanda di appartamenti a Milano ha avuto un boom dopo le riaperture dell’estate scorsa ed è ancora molto sostenuta.
Rispetto al periodo pre-Covid, invece, i ricavi medi sono a circa il 75-80%.
Prendendo come base per lo studio poco più di 7.200 appartamenti messi in offerta in città per gli affitti brevi, i ricercatori hanno confrontato il “comportamento” tra gennaio 2020 e marzo 2021: l’80% degli appartamenti ha ridotto la propria rendita, mentre il 20% l’ha aumentata. Si tratta di appartamenti in zone periferiche, precedentemente impiegati per l’isolamento nei primi periodi della pandemia o come studio per lavorare in smart-working.
Tra i fattori di trasporto resta decisiva la vicinanza alla metropolitana e alle stazioni delle biciclette condivise.
Simone Monaco, amministratore delegato della società BetterPlazed, afferma: “Nell’agosto dell’anno scorso Milano ha mostrato una forza attrattiva veramente imponente, molto più delle aspettative. La domanda di appartamenti è rimasta sostenuta anche nei mesi seguenti, e lo è anche adesso, ma quell’effetto di “rimbalzo” si è via via affievolito”.
Dal punto di vista dei ricavi la ripresa è stata più lineare.
Attualmente, le rendite sono a circa il 75-80% di quelle che erano prima della pandemia.
Questa fase di ripresa sta creando la speranza nei proprietari di ricavi molto alti, sia negli affitti che nella vendita. Non è un mistero che Milano, rispetto alle altre metropoli europee, offra grandi opportunità di investimento nella fascia più alta dell’immobiliare.
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