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Nella giornata di sabato 16 ottobre, a Milano, si è verificato lo scenario che ormai si ripete in loop da ben 13 settimane: traffico bloccato e urla dei manifestanti.
Confcommercio stima una perdita del 25% delle entrate per alcuni negozi del centro che hanno potuto lavorare fino alle 16:30, a causa delle manifestazioni. Il presidente dell’associazione orafa lombarda Andrea Sangalli, proprietario di una gioielleria in zona via Larga, dichiara “E quando passano loro -riferendosi ai no pass-, noi possiamo anche chiudere perché i clienti spariscono. Capisco la libertà di una minoranza di protestare, ma questa non può togliere alla maggioranza la libertà di lavorare“.
Il presidente della rete associativa delle vie, Gabriel Meghnagi, lancia un appello: “È arrivato il momento di sotterrare l’ascia di guerra e di tornare tutti a vivere“. Come si suol dire: il troppo storpia! Dicembre dovrebbe essere il mese vertice della ripartenza, pertanto se l’onda dovesse travolgere il Natale, Confcommercio non escluderebbe la rabbia dei commercianti e le possibili conseguenze che potrebbero scaturire: “Se dopo il lockdown, 40 miliardi persi in Città Metropolitana nel 2020, i ristori insufficienti e le casse integrazioni, venisse messo a rischio non solo il giorno clou della settimana, ma il mese clou dell’anno, cosa dovrebbe dire chi ha fatto sacrifici per un anno e mezzo?“
Il negozio di abbigliamento maschile Antonio Fusaro fa notare “Questa volta è stato il punto vendita in Cordusio a risentire maggiormente, ma se qui passano intorno alle 18,30 l’attenzione dei clienti è finita. Quella per noi è l’ora di punta e capita di rimanere indietro di un 15-20 per cento rispetto al budget“. La stessa perdita stimata da Meghnagi “Ma l’incasso del sabato vale il 35 per cento dell’intera settimana e perdere quel giorno il 15 per cento pesa molto di più.
Proprio quando la città riprende a muoversi, la gente o non riesce ad arrivare perché rimane bloccata nel traffico o ha paura“.
Il portavoce dell’associazione Il Salotto di Milano e consigliere Epam, Pier Galli, afferma: “Piano piano ci stiamo riprendendo e invece…Io capisco il diritto di protestare, ma queste ripetute manifestazioni alla fine ci tolgono una fetta dell’incasso della giornata più importante.
Fino a qualche settimana fa vedevamo il flusso di gente rallentare all’ora dell’aperitivo, adesso a cena. Chiediamo solo di poter lavorare senza troppi ostacoli“.
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