Si sono radunate in Piazza della Scala, martedì 16 giugno, alle ore 18:30.
Le attiviste di “Non una di meno” hanno organizzato una manifestazione per prendere parte alla protesta contro la statua di Indro Montanelli. In particolare, si schierano contro le parole di Beppe Sala, il quale si è opposto alla rimozione della statua, affermando che “tutti abbiamo fatto errori”. Sono proprio queste parole che hanno suscitato sdegno. “Stupro e pedofilia non sono errori, ma crimini contro la persona e contro l’umanità“, affermano le attiviste nel manifesto del presidio.
Quello che chiedono è la rimozione della statua, o almeno che resti con sopra la vernice: “Non vogliamo permettere che i residui colonialisti, razzisti e discriminatori che ancora oggi esistono in Italia appartengano anche a questa città“.
Dopo l’imbrattamento della statua con vernice rossa e accuse di razzismo, il dibattito sulla questione Indro Montanelli è stato molto acceso. Le attiviste di “Non una di Meno”, che già un anno fa avevano gettato vernice rosa sulla statua collocata in via Palestro, fanno sentire la loro voce. La polemica nasce dal matrimonio che Montanelli ha dichiarato di aver contratto, in gioventù, con una ragazzina etiope.
“La vita di Destà vale“, dichiara il movimento femminista, “Definire stupro e pedofilia come ‘macchie’ potenzialmente presenti nella vita di tutti significa banalizzare e normalizzare la violenza“. Il presidio, che si è tenuto alle 18:30 in Piazza della Scala, ha proprio questo intento. Vuole denunciare le parole “edulcorate” con cui Beppe Sala ha definito le azioni di Montanelli. “Macchia” ed “errori“, affermano, hanno coperto parole quali “pedofilia” e “schiavitù“.
Ognuna di loro tiene in mano un cartello. Da dietro la mascherina, lo sguardo è carico di rabbia. “Se la bambina di 12 anni fosse stata bianca lo stupro sarebbe stato definito ‘un errore’?” scrive su un foglio bianco un’attivista. Un’altra chiede di dare voce agli invisibili riscrivendo la storia, mentre c’è chi propone di rinominare i giardini Indro Montanelli con il nome di Destà. I manifestanti non negano l’importanza che ha rivestito Indro Montanelli nella storia del giornalismo: “Noi non contestiamo che Montanelli sia il padre del giornalismo italiano, noi lo vogliamo denunciare“.
Se i fatti avvenuti negli anni ’30, nell’opinione di molti, devono essere “contestualizzati”, resta fondamentale interrogarsi sui modelli da proporre in questo momento storico. “Il problema“, afferma un’attivista, “è cercare di far capire che una statua in uno spazio pubblico è un esempio. Ed è un pessimo esempio, soprattutto in questo momento”
Non sono le prime a voler ridare voce alla bambina di 12 anni sposata da Montanelli. Tra questi, l’artista Ozmo con l’immagine di un monumento a Destà apparsa lunedì in via Torino.