Nella notte tra il 20 e il 21 febbraio in Lombardia, a Codogno per l’esattezza, era stato individuato il primo paziente positivo al coronavirus, Mattia M.
e da allora il Covid-19 è velocemente diventato un problema nazionale, poi europeo e infine mondiale con tanto di certificazione di pandemia. Da mesi si cerca di capire però chi sia stato il vero paziente uno, in quanto era da subito apparso chiaro come il caso di Codogno fosse soltanto il primo di cui ci si era resi conto, con la sensazione che il virus fosse arrivato in Italia molto prima.
Secondo un’analisi della task force sanitaria della Lombardia, riportata dal Corriere della Sera, il coronavirus avrebbe iniziato a circolare a Milano dal 26 gennaio, quindi quasi un mese prima che tutti noi ce ne accorgessimo.
Lo studio del gruppo di esperti lombardi ha seguito in maniera postuma le tracce che il virus potrebbe aver percorso e, pur non trattandosi si ricostruzioni affidabili al 100%, ha tracciato una linea del tempo basandosi sulle dichiarazioni dei primi positivi ai quali è stato chiesto quando avessero iniziato ad avere i sintomi. L’analisi della task force sottolinea poi che almeno 160 persone avevano già contratto il virus tra Milano e provincia e circa 1.200 in tutta la Lombardia, prima che fosse individuato il paziente uno di Codogno.
Resta ora da capire come mai nessuno si sia accorto del contagio. I racconti forniti da medici di base e ospedalieri ci mettono a conoscenza del fatto che, in varie aree della Lombardia, tra cui quella di Bergamo e della Val Seriana, tra gennaio e febbraio c’era stato un cospicuo aumento delle polmoniti, i cui sintomi erano molto simili a quelli del coronavirus.
Erano state classificate come normali influenze, in quanto il Covid-19 sembrava ai tempi un problema relegato alla sola Cina. Un errore naturalmente, basti pensare che, secondo la ricostruzione al ritroso effettuata, quando era scattata la quarantena a Wuhan a Milano sarebbero già state circa 40 le persone contagiate. A nulla sarebbero valsi dunque in quel caso il blocco dei voli con la Cina, il coronavirus era già in Italia e circolava senza contrasto.