Proposto un limite agli affitti via Airbnb a Milano. Rappresentano una concorrenza per gli albergatori e un ostacolo agli affitti.
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Il tema degli affitti brevi turistici è sempre più discusso dai rappresentanti dell’area di Milano. Sembra però che destra e sinistra siano concordi per quanto riguarda la proposta di porre un limite al fenomeno. Il business di Airbnb costituirebbe un’importante concorrenza per gli albergatori locali, secondo il centrodestra in Regione. Per il centrosinistra comunale, invece, la questione è rilevante per il fatto che gli alloggi verrebbero tolti dal mercato degli affitti a lungo termine.
Affitti a Milano: il limite ad Airbnb
Secondo quanto riferito da Pierfrancesco Maran (assessore all’urbanistica) e Roberta Guaineri (al turismo) diverse città italiane vorrebbero proporre al governo nazionale di porre un limite al numero di giorni di locazione all’anno per chi affitta stanze o appartamenti. Fra le città in questione ci sono Roma, Firenze, Venezia, Milano e Napoli. Provvedimenti simili sono già stati presi in alcune città europee. A Londra per esempio non si può affittare per più di 90 giorni, mentre ad Amsterdam il tetto ammonta a 30 giorni.
Gli assessori milanesi hanno proposto anche l’introduzione di un codice identificativo da assegnare a chi affitta un appartamento. In questo modo si avrebbe un’identificazione sicura ed emergerebbero i fenomeni “in nero”. In Lombardia il meccanismo è già stato introdotto, ma la momento è oggetto di ricorso al Tar.
Maran aveva già aperto il dibattito su Facebook sostenendo che l’aumento di alloggi per affitti brevi comporterebbe una riduzione di quelli per studenti, lavoratori fuori sede e giovani coppie che preferiscono non comprare. Inoltre, secondo l’assessore ciò comporterebbe anche un aumento dei prezzi di locazione, perché il “costo opportunità” di affittare a lungo diventerebbe troppo elevato.
I numeri di riferimento
Maran ha fornito anche alcuni numeri di riferimento: gli alloggi complessivi ammonterebbero a 600 mila, di cui 100 mila in affitto e 15 mila in affitto breve, in aumento. L’assessore ha anche rivelato che “negli ultimi dieci anni le compravendite immobiliari per investimento sono passate dal 10 al 20% del totale, e molte hanno poi optato per affitti turistici”. Non tutti gli alloggi disponibili per affitti brevi, comunque, derivano dal mercato degli affitti lunghi, ma ciò non significa che il fenomeno descritto da Maran non esista.
L’attenzione ai proprietari
Per un proprietario l’affitto breve significa certezza del pagamento del canone ed eliminazione del problema degli anni che servono per lo sfratto per morosità. Tuttavia, anche l’affitto con Airbnb richiede un impegno altrettanto importante. L’appartamento deve essere in ottime condizioni per evitare recensioni negative e, inoltre, il tasso di occupazione è meno elevato di quanto possa sembrare. Si parla di una media di poco più di 30 giorni all’anno, con un ricavo di circa 5 mila euro all’anno. Di contro, il Comune di Milano percepisce uno o due milioni di euro all’anno, provenienti dalle tasse di soggiorno pagate da chi alloggia in appartamenti di Airbnb.
In ogni caso, l’assessore all’urbanistica ha sottolineato che occorre affrontare il problema delle garanzie per chi affitta a lungo termine. Secondo Maran “quello che serve è ricostruire un legame di fiducia coi proprietari di case che consenta di affittare con tranquillità sia col vecchio 4+4 sia magari con formule più moderne tipo 3+2 o anche semestrali e annuali”. L’assessore ha aggiunto inoltre che “la tutela non può essere, come oggi, solo sul versante dell’inquilino moroso ma lo Stato deve avere la giusta attenzione anche per il proprietario”.