Prefazione: prima ancora di finire questo post metto le mani avanti. Potrebbero arrivare presto due dei commenti classici su questo tema, ovvero “se ne tornino a casa loro” e “prendi una famiglia rom in casa tua”. Invito coloro che avessero in mente di scrivere frasi del genere a leggere prima tutto il post con attenzione. E poi eventualmente snocciolino pure le frasi di cui sopra .
Vorrei segnalarvi la lettera che Francesca Terzoni ha pubblicato su Metilparaben:
La presente viene inviata a nome delle famiglie di Rom italiani che da oltre 20 anni abitano nel campo comunale di via Idro 62.
Ebbene sì, a Milano abitano ROM cittadini ITALIANI. Proseguiamo:
Dal maggio dell’anno scorso si parla dello sgombero del nostro campo, ma in tutto questo tempo nessuno ci ha mai detto quando e come sarebbe avvenuto lo sgombero, e soprattutto quale sarebbe stato il nostro destino, di cittadini italiani che in questa zona risiedono, lavorano, mandano a scuola i figli. Questa mattina si sono presentati i vigili, notificando ad una ventina di famiglie (la quasi totalità del campo) un vero e proprio avviso di sfratto, esecutivo entro 48 ore […] Nessuno di quanti hanno ricevuto la notifica si è mai macchiato di reati particolarmente gravi, trattasi in buona parte di reati giudicati sospesi o di accattonaggio. A qualcuno vengono addirittura contestati reati commessi negli anni ’70. Reati comunque antecedenti l’entrata in vigore di questo regolamento.
E’ una misura a nostro giudizio crudele e ingiusta, soprattutto quando riguarda tutto il nucleo famigliare. I nostri bambini hanno appena ricominciato l’anno scolastico. E’ lesivo dei diritti fondamentali della persona.
A Milano molti ROM lavorano. Non ‘vanno a rubare’, lavorano. E mandano a scuola i loro bambini, che si ritrovano di punto in bianco in mezzo a una strada. Senza avere un posto dove andare.
Possiamo dire ora “se ne tornino al loro Paese”? Oppure “prima le case agli italiani”? L’unica ‘colpa’ dei rom è, appunto, di essere di origine rom. Che per molti è diventato sinonimo di ‘ladro’ o ‘criminale’.
Milano è così. Milano a volte preferisce prendersela con i più deboli, con coloro che non possono ribellarsi, con coloro che storicamente sono sempre stati oggetto di accuse infamanti (molti rom e sinti finirono nei campi di concentramento, come ricorda su IlFattoQuotidiano Valeria Gandus).
Con gli sgomberi si sposta il ‘problema’ in continuazione, e non si offre nemmeno una minima possibilità di riscatto. Sembra poi che si cerchi di avvicinare sempre più le comunità rom ai confini della nostra città, così che siano i sindaci dei paesi limitrofi a doversene occupare.
Pensiamo forse che sia piacevole vivere in un campo rom piuttosto che in una casa?
Ultimamente sta tenendo banco la questione dei 25 appartamenti popolari, destinati ai rom di Triboniano, che sono finiti sotto accusa nonostante siano case già affidate alle associazioni.
Quelle case non c’entrano con le liste d’attesa Aler, nessuno cerca di rubare la casa a scapito di qualcun altro.
L’affitto delle case è a carico delle associazioni come leggiamo su Repubblica. in media, per ogni alloggio, 20 euro al mese. Non è un favore che Aler fa ai rom: è la legge regionale 27/2007 “a stabilire queste cifre per i cittadini che si trovano in una situazione di forte criticità sociale”.
Questa non è forse un’emergenza? Dare rifugio a chi è senza casa non è un’emergenza?
A complicare le cose ci si mette anche il ministro Maroni, che ha rassicurato i futuri elettori milanesi (che, come per ogni elezione devono essere terrorizzati a puntino): “Nessuna delle famiglie che saranno allontanate dai campi nomadi regolari di Milano e che hanno i titoli per restare in città, saranno ospitate in alloggi popolari, come originariamente previsto nel piano per l’emergenza rom”.
Rosario Mastrosimone su Sostenibile sottolinea che “teoricamente dunque, un cittadino comunitario non rom potrà accedervi, ma un suo connazionale di etnia rom no, anche se la sua presenza in Italia è perfettamente regolare”. Poco importa che 11 dei 25 alloggi fossero già stati assegnati ad agosto.
Francamente questa è una discriminazione bella e buona. Cittadini milanesi, non lasciamoci coinvolgere da questa assurda guerra tra poveri. Ignoriamo chi predica l’odio e le espulsioni come unica soluzione. Supportiamo invece chi come Don Colmegna cerca una soluzione alternativa, e offre una vera possibilità per chi vuole una vita diversa.