Sono minorenni, alcuni hanno addirittura dieci anni, altri undici. L'età di riferimento comunque resta quella dei quindici anni. A quell'età puoi già avere un nome nell'ambiente ed essere guardato con ammirazione dai coetanei.
Possono arrivare a guadagnare anche 700 euro a weekend. Il loro scopo è attirare amici in discoteca il sabato pomeriggio, guadagnando una percentuale ad ingresso grazie ad uno dei più antichi metodi di "reclutamento": quel malefico sistema del multilevel, che spesso colpisce anche i più adulti, nei più disparati ambiti. Come esempio eclatante ci viene in mente quello assicurativo.
"Compra una polizza assicurativa da noi per entrare nel "club", così diventerai un nostro agente e potrai vendere polizze ad amici e parenti. Poi passerai allo stadio successivo, reclutando a tua volta agenti che ti dovranno una percentuale: creerai una rete di collaboratori che ti faranno diventare miliardario in poco tempo". Più o meno è questo ciò che succede. In questo caso però si parla di adulti, nel caso dei pierre delle discoteche pomeridiane invece si parla di minorenni. O di sfruttamento del lavoro minorile, scegliete voi.
E' interessante la breve inchiesta sui baby pierre pubblicata oggi da Repubblica, visto che porta a galla un mondo che in pochi conoscono, forse nemmeno i genitori con i figli in età da scuola media.
Leggiamo cosa succede. Un ragazzino, anche di 11 anni, si propone come pierre in una discoteca, e la discoteca lo accolgie a braccia aperte. Per quest'ultima è un'occasione per entrare nelle scuole medie, dove può reclutare pubblico per i suoi sabato pomeriggio in disco, per il ragazzino invece è un modo per iniziare a guadagnare soldi.
Vediamo quanti grazie all'indagine di Repubblica: Il business dei pomeriggi di musica house e hip hop ha alla base centinaia di ragazzini che si scelgono una firma come i writer e distribuiscono in giro i biglietti dell´evento con sopra scritto il proprio nome. I pierre lavorano a scuola e nella cerchia di amici e guadagnano in base a quanti "paganti" (come chiamano nel loro gergo quelli che fanno entrare) portano dentro: nulla se convincono meno di dieci persone; due, due euro e cinquanta a ingresso fino a venti ingressi, poi progressivamente anche tre e cinquanta o quattro. Sotto i pierre e alle loro dipendenze, altri ragazzini: i "sottopierre", giovanissimi alle prime armi che tentano di farsi strada nel mondo degli eventi. Possono avere anche solo undici anni. Guadagnano appena un euro o solo un ingresso gratuito. Guardano con ammirazione i più grandi. Come Daniel, quindici anni, che sabato ha fatto il botto: 218 ingressi, tre euro e 50 per ognuno, 763 euro di incasso. Il grosso resta a lui, una parte finisce ai suoi sottopierre. Il resto dei dieci euro del biglietto, va ai livelli superiori.
Ed ecco che già da giovani i ragazzi entrano nel "tempio del Dio denaro", adorando una divinità che in pieno periodo adolescenziale li segnerà a vita. Anche perchè le loro idee sono ben chiare. Molti non lo fanno per soldi, lo fanno per fama e per poter entrare in un mondo fatato fatto di divertimento. Questo è il lavoro che vogliono fare da grandi.
Quello che ci chiediamo è se la famiglia sia veramente all'oscuro di tutto. Gestire un'attività come questa, quando non si parla di pochi spiccioli, non è un semplice passatempo. Richiede una presenza fissa, ad esempio, agli ingressi delle discoteche. Tutti i weekend.
Forse la società distorta nella quale viviamo ha influito sulla famiglia del ragazzo ancor prima che sulla mente dell'undicenne pierre. Ma siamo qui, come sempre aperti al dialogo, proprio per essere smentiti.
Certamente si dovrà indagare su quanto sta succedendo, anche perchè le discoteche che si prestano a questo tipo di pratica hanno "nome e cognome", come leggiamo su Repubblica: lo Shocking, il Tocqueville, a breve anche il De Sade.