Ieri si è tenuta a Milano, tra predicatori ed esperti di Corano, l'incontro della Islamic Relief Italia, associazione paragonata alla Caritas. Si sono riuniti in 3.500 al Palalido di Milano per parlare di globalizzazione e solidarietà.
Un evento importante che richiama subito temi di stretta attualità. Noi pensiamo che la parola chiave per un sano arricchimento culturale sia "integrazione"; perchè quest'ultima è sempre motivo di crescita. La chiusura nei confronti di realtà diverse, al contrario, rende difficile il dialogo.
Tutto bene allora? Quella di ieri è stata una giornata di semplice "arricchimento"? No, in realtà non è proprio così: su quell'incontro ci sarebbe da dire qualche parolina in più.
L'obiettivo della Islamic Relief Italia è infatti quello raccogliere fondi per iniziative di beneficenza (l'entrata costava 5 euro a persona) e ricordare i valori positivi dell'Islam.
Bene, nessun problema. C'era tuttavia molta diffidenza intorno all'incontro di ieri per una semplice ragione: l'Islamic Relief Association – pur essendo riconosciuta da molte istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, l’Ue e la Charity Commission del governo britannico – è stata oggetto di indagini della magistratura. Secondo alcuni dietro l’attività caritatevole dell'organizzazione potrebbero nascondersi fiancheggiamenti alle organizzazioni terroristiche islamiche.
Voci, solo voci. Per ora, oltretutto, solo indagini. Eppure nell'aria aleggia una certa rabbia. Che senso ha concedere spazio ad organizzazioni delle quali ancora non sono chiari tutti gli aspetti? E' questo ciò che si sono chiesti molti cittadini milanesi.
Diciamolo subito, fino a quando una prova contraria, e certa, non verrà fornita, saremo sempre dalla parte della libertà d'espressione e di incontro. Ma vogliamo anche dare voce ai cittadini che pensano che nel dubbio non si possa rischiare.
E' stato giusto legittimare l'incontro o sarebbe stato meglio, nel dubbio, vietarlo?