Crisi post covid per i bar di Milano, che rischiano la chiusura se non si dovesse ritornare in zona gialla.
A pesare ci sarebbe il mancato decollo del delivery per i prodotti legati al settore, come caffè e brioche d’asporto.
Mentre la ristorazione cerca di sopravvivere con il delivery, che permette ai ristoranti di lavorare anche quando le norme impongono la chiusura al pubblico, i bar di Milano denunciano la pericolosità che le chiusure stanno diventando per il loro settore.
Se da un lato infatti si può pensare che la zona arancione possa dare un certo beneficio all’economia locale, dall’altra parte i bar tengono a sottolineare che questo non vale per tutti.
I bar infatti ritengono che si lavori quasi unicamente in zona gialla, dove le persone possono accomodarsi ai tavolini esterni ai locali per consumare in sicurezza il caffè. Mentre quando si è in zona arancione in pochi ordinano caffè, brioche o l’aperitivo in modalità delivery. Questione di cultura, nonostante originali iniziative, come quella dell’Instanbar, per cercare di incrementare le vendite del settore.
Così, dal momento che a Milano i contagi sarebbero iniziati ad aumentare con il rischio di entrare nuovamente in zona arancione a partire dal prossimo 16 gennaio, i bar denunciano la pericolosità di questa scelta da un punto di vista economico.
A pesare sul settore inoltre anche la mancanza del turismo e il calo dei pendolari. Con lo smart working e lo studio a distanza sono infatti calate le presenze in città, tanto in centro che in periferia, un dato che influisce anche sui bar. Per questa conseguenza del Covid anche se venisse confermata la zona gialla, allertano i bar, con l’apertura fino alle ore 18:00 si esclude l’ora dell’aperitivo, sui cui si basa buona parte dell’incasso.