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Sedici anni fa sulla rotta Linate-Fiumicino s’imbarcava un decimo dei passeggeri di tutti i voli nazionali.
I bollettini forniti dall’Ente nazionale per l’aviazione civile segnalano che nel 2021 quella quota è scesa sotto il 2%.
La tratta Linate-Fiumicino pesava il 10% del traffico: una fonte di guadagno considerevole. Nel 2009 con l’arrivo del nuovo vettore Cai (Compagnia Aerea Italiana, la quale univa Alitalia ad Airone) si toccavano addirittura 60 voli giornalieri tra i due aeroporti. Nel 2013, invece, easyJet e Ryanair (da Bergamo-Orio a Ciampino) decidono di sfidare la monopolista Alitalia.
Dopo poco tempo le due compagnie low cost hanno dovuto cancellare il collegamento a causa dei costi insostenibili.
Nel 2008, con l’arrivo dell’alta velocità ferroviaria -prima Frecciarossa e poi Italo-, le persone hanno iniziato a preferire il treno all’aereo: infatti, in sole tre ore i binari permettevano di raggiungere il centro città. L’ultimo anno in cui Linate-Fiumicino è stata la rotta più trafficata d’Italia risale al 2009, con 1,7 milioni di viaggiatori imbarcati da Alitalia.
Con lo scoppio della pandemia di Covid-19 la tratta aerea Milano-Roma ha toccato il minimo storico. Segnalato l’1,7% sul mercato domestico.
Lo scorso 22 febbraio il governo ha chiesto alla Commissione europea di modificare il decreto Delrio. La nuova proposta? Mantenere i collegamenti con i Paesi Ue e rimuovere il vincolo delle destinazioni Ue se la località di arrivo si trova entro i 1.500 chilometri di distanza dal Forlanini.
In questo modo sarebbe possibile collegare l’aeroporto con Paesi extra Ue come Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Macedonia, Tunisia, Algeria. Il tutto tramite “aeromobili del tipo narrow body (unico corridoio)”, precisando che l’apertura s’intende verso scali “appartenenti a un Paese che abbia sottoscritto con l’Unione europea un accordo di tipo verticale che ne regoli i servizi aerei”.
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