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Il leader di Italexit aveva chiesto il riconteggio delle schede perché -secondo lui- sarebbe rimasto fuori da Palazzo Marino per pochissimi voti.
Secondo un documento inviato dalla prefettura al Tar, Paragone avrebbe raccolto meno preferenze di quelle messe a verbale. Per entrare in consiglio nei comuni con più di 15mila abitanti è necessario arrivare almeno al 3%: soglia non raggiunta dall’ex senatore del M5S, al quale mancano 1.541 voti e non 43.
La prefettura ha segnalato al collegio del Tar che “il numero riportato a pag. 97 del verbale delle operazioni elettorali dell’Ufficio elettorale centrale è frutto di errore materiale in quanto, dall’esame dello stesso verbale, si evince che, in realtà, il totale dei voti validi conseguiti dalle liste ‘Milano Paragone Sindaco’ e ‘Grande Nord’ non è pari a 14.376 ma a 12.878. Di conseguenza, l’estromissione delle suindicate liste è avvenuta per uno scarto di 1.541 voti validamente espressi e non per soli 43″.
Nel ricorso Paragone aveva sottolineato che se avesse raggiunto il 3% avrebbe presto il posto di Annarosa Racca -Lega-. Invece, la prefettura ha chiarito che il leader di Italexit avrebbe potuto sostituire Marco Fumagalli, il consigliere di Milano in Salute.