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Il delitto di Manuel Mastrapasqua a Rozzano è avvenuto con un attacco accoltellato in un breve lasso di tempo di appena quattro minuti, sollevando interrogativi riguardo a un oggetto che è poi svanito

Rozzano (Milano) – Le indagini preliminari suggeriscono l’ipotesi che la violenza sia scaturita da una rapina sfociata in tragedia, sebbene le inchieste siano appena avviate e non escludano a priori altre possibilità. Sono presenti almeno tre fattori che, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, fanno riflettere su possibili motivi inquietanti collegati all’omicidio di Manuel Mastrapasqua, un uomo di trentuno anni, colpito ieri in viale Romagna con un fendente mortale tra cuore e polmone e deceduto all’Humanitas, nonostante i disperati tentativi di salvarlo. Il primo elemento riguarda l’incredibile assenza di precedenti penali per il magazziniere del Carrefour di via Farini: non ha mai avuto problemi con la giustizia, né riporti di rilevanza nel suo passato, ad eccezione di una denuncia per smarrimento di un documento. Il secondo fattore è connesso alle modalità in cui è avvenuto l’omicidio: l’unico colpo inferto all’emitorace destro potrebbe suggerire una reazione impulsiva da parte della vittima, sotto attacco per lacerare qualcosa. Infine, l’ultimo punto fa riferimento alla mancanza di alcuni oggetti che Manuel possedeva uscendo dal supermercato; in particolare, un sacchetto della spesa, considerato meno rilevante poiché l’uomo potrebbe averlo abbandonato dopo un eventuale consumo di cibo, ma anche un accessorio che indossava attorno alla mezzanotte, quando è stato ripreso da solo in via Farini al termine del suo turno di lavoro.

Un elemento chiaramente non trascurabile né di dimensioni ridotte, si può supporre che abbia catturato l’attenzione di chi ha esaminato i filmati in cerca di particolari. Tuttavia, le indagini condotte dagli agenti del Nucleo investigativo di via Moscova insieme alla Compagnia di Corsico, sotto la direzione del colonnello Antonio Coppola, del tenente colonnono Fabio Rufino e del capitano Fabrizio Rosati, non stanno perdendo di vista alcun dettaglio in questa fase iniziale. Chi si occupa di questo intricato caso si sta concentrando sull’acquisizione di tutte le registrazioni delle telecamere, con l’intento di ricostruire il percorso seguito da Manuel per arrivare all’abitazione di via Lillà 13 a Rozzano, dove risiedeva con la madre e il fratello di diciotto anni. Al momento, l’ipotesi più probabile è che l’uomo di trentuno anni si sia diretto verso la fermata della metropolitana più vicina, situata in piazzale Maciachini, servendosi di uno degli ultimi treni della linea M3 in direzione Duomo; successivamente, potrebbe aver preso uno dei tram, come il 3 o il 15, per recarsi a casa. Il primo termina il suo percorso a Gratosoglio, mentre il secondo continua verso il comune dell’hinterland a sud. Secondo quanto emerso finora, l’ultima registrazione di Manuel in vita risale alle 2.54, quando è stato immortalato da una telecamera non distante dalla fermata del 15, mentre camminava. Quattro minuti più tardi, alle 2.58, due carabinieri in pattuglia della tenenza di Rozzano lo hanno trovato agonizzante sul suolo e hanno immediatamente chiamato i soccorsi.

Questa ricostruzione, purtroppo supportata solo in piccola parte da elementi utili per l’indagine, suggerisce che Mastrapasqua possa aver preso il bus numero 3, che termina al Gratosoglio, a breve distanza dal confine tra Milano e Rozzano. Se fosse vero, il giovane di trentuno anni avrebbe lasciato il mezzo pubblico per proseguire a piedi per una trentina di minuti. L’aggressore non ha portato via né il portafoglio (vuoto di contanti) né il cellulare, che continuava a ricevere chiamate anche dopo che Manuel era già a terra con gravi ferite. A contattarlo ininterrottamente era la fidanzata, residente in Liguria, con la quale si era sentito poco prima attraverso alcuni messaggi vocali. Probabilmente, la donna era preoccupata e ha cercato di raggiungerlo più volte per accertarsi che fosse tornato a casa: non poteva immaginare che in quel momento lo smartphone del giovane era già sotto esame da parte degli esperti della Sezione investigazioni scientifiche, con il codice di sicurezza ancora attivo.

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