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Milano, città iconica e pulsante del nord Italia, si trova ora al centro di una preoccupante rivelazione riguardante la qualità dell’aria all’interno degli uffici.
Un’indagine condotta da Dyson, basata su dati provenienti da oltre 2,5 milioni di purificatori d’aria in tutto il mondo, ha evidenziato un problema allarmante: l’inquinamento dell’aria negli spazi chiusi della città è più grave di quello all’aperto.
Il progetto “Air Quality connected data” di Dyson, svolto tra il 2022 e il 2023, si è concentrato sui livelli di Pm2,5, derivanti da fonti come la combustione, la cenere, la polvere e il pelo degli animali domestici, così come i Cov, inquinanti gassosi provenienti dalla cottura a gas, dagli spray, dalle candele e dagli arredi.
La rivelazione più sorprendente è che in tutti i paesi esaminati, compresa l’Italia, i livelli di Pm2,5 negli spazi chiusi superano quelli esterni per più di sei mesi all’anno. Milano, in particolare, ha conquistato un triste primato mondiale nel 2022, con i livelli di Pm2,5 negli uffici che erano in media 2,63 volte superiori a quelli esterni.
I mesi critici sono stati dicembre, gennaio e marzo, quando i livelli hanno raggiunto il picco, superando i valori all’aperto di 4,17 volte. Tutti i valori medi annui hanno superato le linee guida dell’OMS, posizionando l’Italia all’ottavo posto tra i paesi con i dati più preoccupanti.
Sebbene Milano non rientri tra le dieci città con l’esposizione a lungo termine al Pm2,5 peggiore, ha superato di tre volte i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Questi dati sollevano seri interrogativi sulla necessità di implementare urgenti misure di miglioramento della qualità dell’aria negli uffici milanesi per preservare la salute dei lavoratori e ridurre l’impatto ambientale della metropoli.