Dal 2018 a Milano si sperimenta l’urbanismo tattico, un modo per trasformare strade pericolose o spazi abbandonati in luogo d’incontro e nuove piazze per i residenti.
A Distanza di tre anni quali sono i pro e i contro di questo sistema?
Era maggio 2018 quando il Comune di Milano con l’aiuto della Bloomberg Associates adotta per la prima volta l’urbanismo tattico, un programma che chiama Piazze Aperte. Lo fa nell’area Piazza San Luigi in zona Corvetto, che diventerà zona 30, zona a traffico ridotto, per mettere in sicurezza i nuovi spazi d’incontro messi a disposizione dei residenti.
Nuove panchine, dei tavoli da ping pong, piste ciclabili e l’idea alla base di restituire la città ai cittadini.
Nel 2019 si ripropone la stessa cosa, questa volta trasformando una zona non solo in zona 30 ma anche in “zona verde”. Si tratta di via Rovereto, lo spazio antistante al Parco Trotter. Un lavoro realizzato non solo dal Comune di Milano ma anche dall’architetto italiano pioniere dell’urbanismo tattico Matteo Dondè e con associazioni e cooperative di Milano che realizzeranno in questi spazi le loro attività.
Nel 2020 l’urbanismo tattico esprime tutta la sua potenzialità in una Milano dove si cercano sempre più spazi all’aperto, in cui si possa stare insieme pur mantenendo le distanze necessarie per evitare il contagio, così le Piazze Aperte aumentano. Parallelamente diventa chiaro a tutti la necessità di aumentare gli spazi verdi della città, dove solo nel 2020 oltre 2.000 persone sono morte per smog. Impossibile quindi non valutare tra i pro dell’urbanismo tattico l’impatto positivo che ha sull’ambiente.
A Barcellona si è valutato che circa 700 vite sono state salvate grazie all’introduzione di questo sistema.
Tra i contro invece sembra essere, come purtroppo spesso capita, l’uso sbagliato che ne fanno i cittadini. Nell’estate del 2020 infatti il Presidente di Municipio 4 denunciava assembramenti di notte proprio in una delle Piazze Aperte. Ma questo non deriva dall’urbanismo tattico, bensì dall’uso errato che ne fanno le persone e dalla mancanza dei controlli.
Altro contro sembra essere l’impatto sulla viabilità, che viene modificata per adeguarsi ai nuovi spazi. Ecco che allora davanti alle scuole le auto non possono più passare, la velocità viene ridotta a 30km/h, aumentano le piste ciclabili. Ma anche per questo forse, come è accaduto per gli altri mezzi di trasporto, si tratta solo di abituarsi al cambiamento e di essere più consapevoli della necessità di un mondo meno pericoloso ed inquinato.