La Caritas Ambrosiana fa un quadro della situazione a Milano, dove la povertà è in aumento a causa del Coronavirus.
“Se non vogliamo che la crisi sociale esploda in maniera conflittuale dovremo rivedere il sistema di aiuti.” Dichiara Luciano Gualzetti direttore della Caritas Ambrosiana. I dati condivisi.
Sono in 9mila le persone che sono entrate in contatto con la Caritas Ambrosiana nel periodo del lockdown. I disoccupati sono il 50%, gli occupati sono il 34% e alcuni hanno ricevuto anche la cassa integrazione, ma si è rivelata un sistema insufficiente per poter riuscire a pagare le bollette, gli affitti e fare la spesa, soprattutto a Milano dove la vita è più cara.“Gli ammortizzatori sociali si sono rivelati strumenti troppo deboli e inefficienti.
Le indennità sono arrivate troppo tardi e sono state comunque troppo modeste per il costo della vita specie a Milano.” spiega Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana. I lavoratori più colpiti sono quelli impiegati nel settore della ristorazione, come i camerieri ma anche i lavapiatti, coloro che lavorano nelle strutture alberghiere, come facchini, cameriere ai piani, e le colf e le badanti. La Caritas è intervenuta nei tre mesi del lockdown fornendo pasti, ma anche mascherine, igienizzante, anche pc per lo studio a distanza.
Tuttavia usciti dal lockdown, molte di queste persone non hanno migliorato le loro condizioni economiche. “In vista di nuove chiusure che si profilano per contenere la nuova ondata di contagi andrà tenuto presente. Se non vogliamo che la crisi sociale esploda in maniera conflittuale dovremo rivedere il sistema di aiuti.” Avverte Gualzetti.