Si è rivelato forse un flop la costruzione dell’ospedale in Fiera a Milano, dove i ricoverati sono ancora troppo pochi.
Doveva essere una boccata d’aria per tutta la Lombardia, ma al momento c’è un solo padiglione attivo che accoglie pochi pazienti provenienti dalle aree della Brianza.
Come si spiega in una nota della Regione Lombardia sono ben pochi i pazienti ricoverati, meno di 10. Tutti hanno tra i 60 e i 70 anni e provengono dalla Brianza. Un fatto strano se si pensa che in quella zona contano quasi 3.500 contagi, mentre Milano sale a più di 14.000.
E poi che ne è stato del progetto iniziale che prevedeva ben 500 posti di terapia intensiva? Mentre in tutte le province della Lombardia gli ospedali continuano a lavorare a pieno ritmo, in quel di Fiera Milano non si riesce a partire come promesso. Infatti i posti letto poi sono diventati 200, ma ora solo 53 sono disponibili.
Ma perché il progetto costato 21 milioni non lavora come dovrebbe? Il personale tra anestesisti, infermieri, medici e operatori sanitari è pronto e conta un totale di 50 persone.
La Protezione Civile è riuscita ad arruolare centinaia di medici volontari provenienti da tutto il mondo. Anche lo spazio c’è, seppur meno capiente del previsto e non mancano, purtroppo, anche i ricoverati. Le strutture ospedaliere della Lombardia continuano ad accogliere positivi, seppur in un numero sempre meno consistente. Gli elementi necessari per avviare a pieno regime la struttura in Fiera ci sono, dov’è quindi il problema? Secondo l’opinione comune dei medici il vero problema è l’ubicazione del nuovo ospedale, troppo lontano dagli altri.
Insomma, sono molti i quesiti su questa vicenda, così come sui decessi nelle Rsa della città.
Parla chiaro il cardiologo Giuseppe Bruschi, Dirigente Medico I livello dell’ospedale Niguarda: “Una terapia intensiva funziona solo se integrata con tutte le altre Strutture Complesse che costituiscono la fitta ragnatela di un ospedale. I pazienti ricoverati in terapia intensiva necessitano della continua valutazione integrata di diverse figure professionali, non solo degli infermieri e dei rianimatori, ma degli infettivologi, dei neurologici, dei cardiologi, dei nefrologi e perfino dei chirurghi”.
A questo punto non sarebbe stato meglio investire i 21 milioni di euro per potenziare le strutture già attive? O sarà un flop per la Regione Lombardia già criticata per non star informando i pazienti sulla quarantena negli hotel di Milano?